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mercoledì 6 marzo 2013

La Juve vola ai quarti di finale di Champions League, battuto il Celtic 2 a 0

TORINO - Il Celtic non sarà il Napoli, ma la differenza fra gli abulici Vucinic-Giovinco di venerdì scorso e i frizzanti Matri- Quagliarella di questa sera salta agli occhi. E’ soprattutto Quagliarella (i cui problemi di feeling con Antonio Conte che non sono esattamente il terzo segreto di Fatima) che, almeno in questo momento, sembra decisamente più ispirato di Giovinco nell’ispirare, finalizzare e concludere la manovra offensiva. Al di là della firma sulla rete del raddoppio, è esemplare la giocata del primo gol: se è tecnicamente di Matri il tap-in che sblocca - e di fatto mette la sicuro - Juventus-Celtic, il tiro è proprio dell’attaccante napoletano. Un gesto tecnico di notevole pregio e rapidità d’azione, che rende merito alla grandiosa galoppata di Barzagli. In quell’azione, al 25’, c’è molto della partita di questa sera: a partire dalla Juventus che agisce in contropiede, lasciando campo al Celtic in virtù del 3-0 dal quale si parte.

E’ intelligente la condotta di gara bianconera: non c’è presunzione, ma calcolo. Nel senso che la Juventus non sottovaluta l’impegno, ma lo interpreta nel modo giusto, lasciando sfogare gli scozzesi, tecnicamente non eccelsi e tatticamente sprovveduti al punto da lasciare sempre troppi spazi nel loro arrembaggio alla disperata ricerca del miracolo. E se Commons si conferma un pericoloso fastidio per la difesa bianconera (come lo era stato all’andata) e Samaras, che al Celtic Park non c’era, aumenta indubbiamente il coefficiente di penetrazione, la squadra di Neil Lennon non sembra avere i mezzi per rendere incisiva il suo ecomiabile agonismo e la sua commovente forza di volontà.

Insomma, la difesa della Juventus regge, se si ignora qualche folle e rischiosa leziosità (di questi tempi a Pirlo capita di esagerare). E quando il solito mostruoso Barzagli, che coordina Marrone in mezzo e Bonucci stasera sul centrodestra, si distrae, ci pensa Gigi Buffon, autore di una parata di meraviglioso istinto sul tiro di Commons deviato da Hooper al 28’. Così mentre il Celtic si ingarbuglia nei suoi limiti, un brillante Pogba ruba palloni a tutto spiano e innesca il contropiede bianconero che trova in Quagliarella e Matri ineterpreti convincenti e in Vidal un’eccellente sponda. Manca, invece, la spinta sulle fasce, dove Padoin e Peluso pedalano con diligenza, ma non trovano il modo e lo spazio per fare male al Celtic. Anzi, spesso si trovano a operare sulla stessa linea dei difensori, cementando la tenuta difensiva della Juventus, ma certamente stemperandone le possibilità offensive. Tant’è che nel finale di gara, quando ormai i bianconeri gestiscono un intenso allenamento, Conte regala una chance ad Asamoah. Tra postumi della Coppa d’Africa e finestrini del pullman in frantumi, il ghanese è ancora spaesato e deve riguadagnarsi la fiducia che si era conquistato a inizio stagione. Nel frattempo la Juventus raddoppia, è il 20' della ripresa: lancio mozartiano di Pirlo, aggancio alla crema di Vidal, che con un velenoso filtrante passa a Quagliarella un pallone con la scritta «basta spingere». Quagliarella segue le istruzioni a porta vuota, suggellando una prestazione di alto livello.

Sette anni dopo, dunque, la Juventus raggiunge i quarti di finale e attende con trepidazione il sorteggio del 15 marzo, quando nell’urna non ci saranno solo corazzate. Il sogno di Conte, della squadra e di milioni di tifosi bianconeri continua, bagnato dal diluvio torinese che battezza la maturità europea della squadra campione d’Italia. Era facile, questa sera, combinare qualche pasticcio a livello di concetrazione, magari salvando la qualificazione ma non la faccia. La Juventus, invece, entra nel G8 del calcio europeo con il cinismo di un killer, una solida consapevolezza della sua forza e - forse - un Quagliarella in più.

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