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martedì 30 aprile 2013

Champions League - Il Real sfiora l'impresa, ma in finale va il Dortmund


Non riesce l’impresa al Real Madrid, che batte per 2-0 il Borussia Dormund nella semifinale di ritorno di Champions League, ma non riesce a ribaltare il 4-1 subito in terra tedesca. Sono arrivate troppo tardi le reti di Benzema e Sergio Ramos, rispettivamente al minuto 83 e 88, e l’assedio finale non ha prodotto l’incredibile rimonta. In finale ci va la squadra di Klopp, che dopo 16 anni torna a giocarsi il trofeo più importante d’Europa. A Wembley i tedeschi se la vedranno con ogni probabilità con il Bayern Monaco, che deve gestire le quattro reti di vantaggio con il Barcellona, in un derby di Germania che si preannuncia accesissimo. Per Mourinho un’uscita a testa alta, in quella che potrebbe essere stata la sua ultima gara europea alla guida delle merengues.
REAL, TRE OCCASIONI CLAMOROSE SPRECATE.Mourinho, in avvio, punisce Pepe per la pessima prestazione dell’andata e schiera Essien terzino destro, con Ramos e Varane centrali. L’altra novità riguarda il centrocampo, con l’esclusione di Khedira dall’undici di partenza e l’inserimento di Di Maria (Modric arretrato in mediana). Klopp, invece, conferma interamente l’11 dell’andata, vittorioso per 4-1 sulle merengues. L’avvio del Real è da urlo, con il Borussia rintanato nella propria metà campo e i giocatori blancos ad attaccare, cattivi su ogni pallone e lucidi anche in fase di impostazione. Quello che manca ai padroni di casa, però, è la precisione sotto porta, visto che nei primi 15 minuti il Real ha 3 nitidissime palle gol, sprecate da Higuain dopo quattro minuti, Ronaldo dopo 10 e Oezil al quarto d’ora. Se nei primi due casi è bravo Weidenfeller che mura letteralmente l’attaccante argentino e CR7 a tu per tu, nella terza occasione è scellerato il piatto sinistro del tedesco che, nonostante avesse tutto il tempo per decidere il da farsi, calcia malamente a lato.
LA PRESSIONE SI ALLENTA. Passati indenni i primi 20 minuti di fuoco, il pressing feroce del Real Madrid si allenta, Modric e Xabi Alonso, eccezionali in avvio, iniziano a sentire la fatica e i tedeschi, piano piano, cominciano a prendere campo. Così, pur senza strafare, la squadra di Klopp, non

Velletri, crolla il solaio di uno stabile Muore un operaio sotto le macerie

«Una morte ingiustificata e intollerabile» la definisce la Cgil. È l'ennesimo dramma del lavoro, che giunge proprio alla vigilia del primo maggio. Un operaio romeno di 46 anni è morto mentre faceva i lavori di ristrutturazione sul solaio di un edificio storico a Velletri, cittadina dei castelli romani. L'edificio di due piani, si trova nel centro di Velletri, in via San Francesco. Il solaio è crollato mentre l'operaio stava lavorando e l'uomo è morto sotto le macerie. Il corpo è stato trovato nel piano interrato. I vigili del fuoco sono sul posto con quattro squadre e hanno messo in sicurezza l'edificio. Non risultano altri dispersi.
«EMERGENZA SICUREZZA» - «Alla vigilia del primo maggio, festa dei lavoratori, ci troviamo purtroppo a piangere ancora una volta un operaio morto sul lavoro». È quanto afferma, in una nota, Giuseppe Cappucci, segretario generale Cdlt Cgil Roma Sud-Pomezia-Castelli, commentando. «Questa è l'ennesima tragedia che si registra nel nostro territorio, una morte ingiustificata ed intollerabile, come tutte le morti sul lavoro. Quella della sicurezza rimane un'emergenza a cui non sono state date ancora risposte adeguate».

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L'auto elettrica più potente del mondo tenta di raggiungere i 700 km/h

OLTRE 3 MILA CAVALLI-L'obiettivo è arrivare a 700 km/h e senza un goccio di benzina contando su motori capaci di sviluppare una potenza equivalente di 3 mila cavalli. La sfida è partita lunedì scorso da Parigi. La «vettura» si chiama «Jamais Contente» in onore alla prima auto nella storia a superare i 100 km/h nel 1899, un'elettrica anche quella, guidata dal l'avventurosa conte Camille Jenatzi. Il razzo da dell'Ohio sarà lanciato in settembre sui laghi salati dello Utah, a Boneville, dove ogni anno si tiene la «speed week». Evento che attira centinaia di «folli» da tutta l'America con mezzi a volte improbabili. A costruire la nuova«Jamais Contente» è però una ditta francese, la Venturi, specializzata in prototipi a batterie. Già quattro anni fa, un mezzo simile aveva raggiunto i 482 km/h. Per la tecnologia elettrica si tratta di una prova fondamentale - sostengono i ricercatori- di resistenza e affidabilità.

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5 euro, ecco la nuova banconota


La nuova Banconota da €5
La nuova banconota da 5 euro debutterà giovedì prossimo, il 2 maggio. Si tratterà della prima della nuova serie "Europa", che porterà ad un pieno rinnovamento delle banconote in circolazione nell'Unione valutaria. Lo riferisce la Banca centrale europea, che proprio giovedì terrà, in trasferta a Bratislava, il Consiglio direttivo di inizio mese, da cui si attende un possibile taglio sul costo del danaro.

La nuova banconota verrà diffusa mediante i canali tradizionali, ovvero sportelli bancari e bancomat e circolerà in parallelo con le vecchie banconote da 5 euro, che avranno pieno valore legale senza termine e comunque continueranno a circolare per un periodo ancora da definirsi. Le vecchie banconote verranno ritirate solo progressivamente, spiega la Bce.

Nel nuovo biglietto sono state integrate alcune caratteristiche di sicurezza nuove e avanzate. La filigrana e l'ologramma recano il ritratto di Europa, figura della mitologia greca da cui la nuova serie prende il nome. L'elemento più evidente è "numero verde smeraldo", che cambia colore passando dal verde smeraldo al blu scuro e produce l'effetto di una luce che si sposta in senso verticale. 

Sui margini destro e sinistro della banconota sono percepibili dei trattini in rilievo che ne agevolano il riconoscimento, soprattutto per le persone con problemi visivi. L'autenticità delle banconote è facile da verificare applicando il consueto metodo "toccare, guardare, muovere". La nuova serie riporta gli stessi disegni della prima serie (ispirata al tema "Epoche e stili") e gli stessi colori dominanti. 

Il pezzo da 5 euro è il primo ad essere emesso, mentre gli altri tagli, ovvero 10, 20, 50, 100, 200 e 500 euro, saranno introdotti in ordine ascendente nel corso dei prossimi anni. La banconota da 5 euro era stata presentata dal presidente della Bce Mario Draghi nel gennaio scorso. Le banconote della prima serie potranno essere cambiate presso le banche centrali nazionali dei Paesi dell'area dell'euro in qualsiasi momento. Nella penisola quindi si potranno portare presso la banca d'Italia.

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Primo Maggio: Cgil, Cisl e Uil a Perugia per ricordare le due impiegate uccise

In vista del Primo Maggio, quest'anno, fino ad ora, han tenuto banco le polemiche sul coté musicale della festa dei lavoratori: ha aperto le danze Elio con la canzone anti-Concertone romano, poi l'annuncio della contromanifestazione a Taranto in polemica con la ufficiale e infine il bando a Fabri Fibra, sempre dal palco di San Giovanni, con relative baruffe. Ebbene, ora che si è arrivati alla vigilia, la tensione si stempera e mentre a Roma si allestiscono i preparativi per la lunga giornata sonora di mercoledì, arriva il momento di parlare di politica e lavoro: già, oltre al momento più ludico di Piazza San Giovanni (ospite d'onore proprio lo sbeffeggiante Elio), arriva quello istituzionale dei tre sindacati confederali, con corteo e comizio, quest'anno a Perugia.
A PERUGIA PER LE DUE IMPIEGATE UCCISE - Cgil, Cisl e Uil, in una nota congiunta, escludono problemi di sicurezza e prefigurano l'atmosfera che si dovrà instaurare mercoledì in Piazza IV Novembre nel capoluogo umbro, dove sono attese oltre 10.000 persone da tutt'Italia. I sindacati ricordano che la scelta di tenere proprio a Perugia l'evento principale del primo maggio 2013 (cui saranno presenti anche i tre segretari nazionali, Camusso, Bonanni e Angeletti) intende anche ricordare l'uccisione delle due dipendenti della Regione, il 6 marzo scorso nel palazzo del Broletto, proprio a Perugia. «E se Daniela e Margherita saranno l'emblema della nostra marcia - ribadiscono Cgil, Cisl e Uil - il nostro pensiero sarà rivolto naturalmente anche al carabiniere gravemente ferito nella sparatoria davanti a palazzo Chigi, un altro lavoratore drammaticamente colpito nello svolgimento del suo compito».
DUE CORTEI A MILANOA Milano, invece, oltre all'appuntamento classico dei confederali in mattinata, si terrà nel pomeriggio l'oramai altrettanto tradizionale happening dei precari, la MayDay Parade: tema del corteo ol reddito di cittadinanza, il diritto al lavoro e l'abolizione della precarietà con la cancellazione delle riforme Fornero, Biagi e Treu, la eliminazione dei ticket sanitari e la difesa della scuola pubblica. Il concentramento si terrà, al solito, in piazza XXIV Maggio. La novità essenziale è la messa in discussione delle modalità con cui sarà realizzato l'Expo 2015 e cioè «tanto cemento e tanta precarietà con il rischio di assecondare speculazioni anche di natura mafiosa». Per questo motivo il corteo si concluderà in mezzo ai grattacieli di via della Liberazione «simbolo del sacco della città», secondo i Cub.

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Quirinale, Napolitano taglia gli stipendi «La mia rielezione? Senso del dovere»

Nuovi tagli agli stipendi al Quirinale. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha provveduto a ridurre del 15% l'indennità di funzione del Segretario generale, del 12% i compensi dei Consiglieri del Presidente della Repubblica, e del 5% le indennità previste per il personale comandato e distaccato. 
Con apposito decreto emanato su proposta del Segretario generale, si legge in una nota diffusa dal Quirinale, ha poi dato mandato al Segretario generale di predisporre ulteriori misure per ridurre le spese del Segretariato generale e, in particolare, gli oneri relativi al personale, consultando le Organizzazioni sindacali in quello stesso spirito di responsabile collaborazione già positivamente sperimentato nel corso del precedente settennato.
«SENSO DEL DOVERE» - In messaggio sul Primo maggio, Napolitano è tornato sulle motivazioni che lo hanno indotto a restare al Colle. «Ho accolto la sollecitazione a rendermi disponibile per una rielezione solo per senso del dovere - ha scritto il presidente della Repubblica - in un momento grave per la Nazione: essendo urgente sbloccare la formazione di un Governo che affrontasse le difficoltà in cui si trovano oggi troppe famiglie, troppe imprese, troppi lavoratori italiani».

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Governo Letta, fiducia anche al Senato

Incassata la fiducia alla Camera, il governo di Enrico Letta ha anche il via libera del Senato. Il nuovo esecutivo ha infatti ricevuto 233 sì, mentre i no sono stati 59 e gli astensioni 18. Per avere l'ok, bastavano 156 voti positivi.
«CARICO DI ASPETTATIVE ECCESSIVE» - «La mia giornata stamattina è iniziata carica di preoccupazione perché - ha esordito Letta - dalla lettura dei giornali, dall'incontro con Shimon Peres e dal dibattito in Aula mi sono reso conto che c'è un carico di aspettative assolutamente eccessive nei confronti di questo governo». Letta ha quindi sottolineato: «La situazione rimane di grandissima difficoltà ed emergenza». In sostanza, spiega Letta parlando ai senatori, i problemi non scompariranno una volta incassata la fiducia da parte del governo. «Su tutti i temi vale il discorso di lunedì alla Camera - ha detto ancora Letta - A partire dai temi più spinosi». Letta non ha fatto riferimento esplicito all'Imu ma ha accennato alle questioni su cui «in queste ore c'è stata polemica». Quindi il premier ha ribadito le indicazioni programmatiche del suo esecutivo annunciate alla Camera lunedì e ha sottolineato l'importanza di temi come quello del lavoro giovanile, della riorganizzazione del welfare e dell'Europa. «Dobbiamo cambiare su tante cose» ha detto durante l'intervento a Palazzo Madama con un richiamo forte ad un agire «concreto» dell'esecutivo.

Imu, Berlusconi: «Toglierla o ce ne andiamo»

Sta ancora chiedendo la fiducia al Senato (poi, ottenuta) che il governo Letta deve affrontare il primo dei nodi della sua larga maggioranza: l'Imu. Silvio Berlusconi chiede sia l'abolizione che la restituzione dell'imposta municipale. «Non sosterremmo un governo che non attua queste misure né lo sosterremmo dall'esterno», ribadisce ancora martedì mattina. E bastano alcune frasi dette ai giornalisti da Dario Franceschini, ministro ai Rapporti con il Parlamento, per scatenare una raffica di interventi, minacce e rassicurazioni da parte dei due rami del «governissimo».
LE PAROLE DI FRANCESCHINI - Alle 9.21 del mattino l'agenzia Agi batte le seguenti parole del neoministro: «L'Imu non verrà tolta, ci sarà una proroga per la rata di giugno. Avremo quindi un problema di cassa per i comuni e ci sarà anche la questione di evitare l'aumento dell'Iva nell'estate 2013. Ci siamo appena insediati, ma la prossima settimana vareremo un provvedimento apposito. È comunque nostra intenzione evitare decreti legge omnibus».
Immediata la reazione del Pdl. «Le parole del ministro Franceschini sull'Imu non le possiamo condividere e chiediamo al presidente del Consiglio Letta che chiarisca le intenzioni del governo in sede di replica al Senato prima del voto di fiducia» dichiara il senatore Altero Matteoli. Ed Enrico Lettachiarisce: sull'Imu «vale quello che ho detto qui in Aula» dice il premier ai giornalisti. Ovvero: «Bisogna superare l'attuale sistema di tassazione della prima casa, intanto con lo stop ai pagamenti di giugno per dare il tempo al governo e al Parlamento di elaborare insieme e applicare rapidamente una riforma complessiva che dia ossigeno alle famiglie, soprattutto quelle meno abbienti». Interviene anche il ministro degli Affari regionali Graziano Del Rio: «L'Imu verrà sospesa per la rata di giugno con l'impegno ad alleggerirla soprattutto per i meno abbienti. Il lavoro sarà fatto con il Parlamento, non possiamo sapere il punto di approdo».
Più tardi, è lo stesso Franceschini a tornare sulla questione e precisare: «Sull'Imu valgono le parole pronunciate dal presidente del Consiglio ieri (lunedì, ndr) alla Camera e riconfermate oggi». E spiega: «Siccome il pagamento della rata di giugno ha una scadenza, ci vuole un provvedimento entro

lunedì 29 aprile 2013

Dieci anni di iTunes, rivoluzione digitale


Sono passati dieci anni da quando Steve Jobs si presentò sul palco del Moscone Center ad annunciare la rivoluzione nella musica digitale: un negozio online dove poter acquistare legalmente singoli brani e interi lp. Quella del 28 aprile 2003 fu una delle presentazioni più ispirate per annunciare uno dei servizi che ha auto più successo. I numeri di iTunes Store sono impressionanti: 25miliardi di download, 35 milioni di canzoni in catalogo, 435 milioni di utenti registrati in 119 Paesi del mondo. Oggi il negozio digitale, che non vende più solo musica ma molto altro, è il più grande distributore di musica al mondo e nell'ultimo trimestre ha portato nelle casse della mela più di quattro miliardi di dollari. 


Il logo di iTunesIl logo di iTunes
C'ERA UNA VOLTA - Per capire l'importanza di iTunes i numeri, seppur impressionanti, forse non bastano. Bisogna ricostruire il contesto e quello che accadeva alla musica digitale nel 2003. Il file -sharingdominava la scena e sollevava problemi legali e dibattiti culturali. Uno dei termini più usati nelle cronache dell'epoca eraCelestial Jukebox, e cioè l'idea di una immensa collezione di musica in cui trovasse posto tutto quello che era stato registrato dall'umanità. L'industria della musica innalzava le prime barricate tentando di arginare un fenomeno che stava contagiando tutti gli utenti. Napster era stato da poco dichiarato fuorilegge e già era spuntata un'alternativa tecnicamente migliore e a prova di accusa, KaZaa. La reazione delle major musicali era però colpevolmente solo concentrata su un fronte, condannare gli utenti e i servizi peer-to-peer, ma non era stata in grado di organizzare un'offerta alternativa per la musica digitale a quella che voleva dichiarare illegale. Fu qui che intervenne Steve Jobs. 

Il primo iPod di AppleIl primo iPod di Apple
IPOD+ITUNES
 - Al capo di Apple la musica è sempre piaciuta e già un anno e mezzo prima di del negozio online era stato in grado di confezionare il primo lettore di mp3 che ebbe diffusione planetaria, l'iPod. Per caricare la musica sul lettore gli utenti dovevano passare per un programma che trasformava i cd in file compressi mp3 e li passava all'iPod. Contemporaneamente alla commercializzazione del lettore, Jobs iniziò una lunga serie di colloqui con le major della musica – che all'epoca erano 5, mentre oggi dopo qualche fusione sono rimaste in 3 – per ottenere i diritti dei loro cataloghi e metterli a disposizione degli utenti. Dopo lunghe trattative venne allestito un'offerta complessiva di 200mila canzoni, in formato compresso proprietario di Apple (l'AAC) e al prezzo di 0,99 centesimi a brano con offerte speciali per chi acquistasse l'intero album. In 18 ore vennero vendute 275mila canzoni, meno di un anno più tardi ne erano state comprate 50milioni. 

CRESCITA - Dall'aprile del 2003 a oggi la crescita di iTunes è stata costante e segnata da tappe significative ricostruite in una bella timeline pubblicata proprio sullo store. Sono aumentate le versioni locali dello store, che è giunto in Italia nell'ottobre del 2004, è aumentata la disponibilità di formati di compressione e soprattutto è stato ampliato il catalogo con l'acquisizione progressiva di artisti prestigiosi. Tra questi sono da ricordare Madonna, che ha messo a disposizione la propria opera nel 2005, i Led Zeppelin nel 2007 e soprattutto i Beatles, che hanno deciso di vendere la propria musica su iTunes solo nel novembre 2010, dopo un corteggiamento durato anni. Gli ultimi mostri sacri del rock a cedere dopo più di una ritrosia sono stati gli AC-DC nel novembre del 2012. Oltre ai numeri e ai nomi ci sono episodi nella storia dello store musicale di Apple che sono particolarmente significativi. Come quando una sconosciuta Adele balzò in testa alla classifica dei singoli su iTunes prima ancora che la sua opera prima, l'album 19, fosse disponibile nei negozi di cd. 

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India, tenta il record e muore di infarto

Morto di infarto. Appeso a un filo, sopra uno strapiombo. Succede in India, dove Sailendra Nath Roy, 50 anni, detentore di un primato Guinness nello Stato orientale del West Bengal è stato probabilmente stroncato da un attacco di cuore. Il tutto mentre cercava di migliorare il primato che già deteneva: l'attraversamento per 183 metri di un fiume appeso per i capelli ad un cavo metallico.
DAVANTI A CENTINAIA DI SPETTATORI - Come racconta il quotidiano The Hindu, Roy, impiegato nella polizia, aveva stabilito il suo primato registrato nel libro dei Guinness il primo marzo 2011 quando era riuscito a percorrere appeso per una coda di capelli ad una fune 82 metri nel cielo del Neemrana Fort Palace del distretto di Alwar in Rajasthan. Fra le altre sue imprese, anche lo spostamento di 2,5 metri di un trenino della Darjeeling Himalayan Railway con una catena legata ai capelli nel settembre 2012. L'ultimo tentativo di Roy di oltrepassare il fiume Teesta all'altezza del Coronation Bridge, e a 70 metri dal letto del fiume, era cominciato in un clima festoso, alla presenza di centinaia di spettatori che gli inviavano grida di incoraggiamento. Quando però era arrivato a quasi metà del percorso, l'uomo ha mostrato preoccupanti segni di agitazione, muovendosi in modo scomposto nell'aria, per poi riprendersi e cercare di accelerare affannosamente la sua progressione. All'improvviso, fra le grida della gente, Roy ha smesso di muoversi, rimanendo appeso per i capelli al cavo metallico senza compiere più alcun gesto. A nulla sono valsi i tentativi dei soccorritori che hanno impiegato circa 45 minuti per recuperarlo.

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Guida Ferrari a 9 anni, arrestato il padre

Un imprenditore indiano è stato arrestato per aver permesso al figlio di 9 anni di guidare la sua Ferrari. Lo riferisce il Times of India. L'uomo, che si chiama Mohammed Nisham e che appartiene allo stato indiano del Kerala, è stato accusato "di aver messo in pericolo la vita del figlio" e di "aver permesso a un minore senza patente di guidare la sua auto". La Ferrari è stata sequestrata. La polizia è intervenuta in seguito a un video caricato su YouTube in cui si vede il bambino alla guida di un rombante bolide rosso con un amichetto al fianco percorrere più volte una strada in un quartiere residenziale. Il genitore gli aveva dato le chiavi della Ferrari come regalo per il suo nono compleanno e aveva filmato con orgoglio la scena circa due settimane fa. Il video è diventato in poco tempo un'attrazione sul popolare sito internet a tal punto da essere visto da un milione di persone. Ma ha anche attirato l'attenzione delle autorità locali che sono intervenute con le manette. Nisham, a capo di diverse aziende nel settore del tabacco e dell'edilizia nel sud dell'India, è un collezionista che che possiede 18 costosissimi bolidi. Dopo l'arresto, sua moglie ha difeso con orgoglio la bravura del figlio dicendo che "ha imparato a guidare a 5 anni" e "che guida anche la Lamborghini e la Bentley" che fanno parte della collezione di famiglia. "E' molto bravo e anche prudente" ha detto alla polizia.

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Juve, meno uno allo scudetto


In serie A si e' giocata la 34/a giornata. La Juve ha battuto il Torino nel derby della Mole ed ora e' a soltanto un punto dalla conquista matematica dello scudetto. Il Napoli ha consolidato il secondo posto battendo il Pescara. La Fiorentina ha travolto la Samp a Genova e resta all'inseguimento del Milan per il terzo posto che vale i preliminari di Champions League . Bene l'Udinese e la Roma in chiave Europa League. Ancora una sconfitta per l'Inter che perde anche Zanetti per infortunio.
In Premier League, lo United gia' campione, non e' andato oltre il pari contro l'Arsenal. E' tornato alla vittoria il City di Mancini. Liverpool a valanga. Vince il Chelsea. Il Tottenham ora rischia l'Europa.
Nella Liga, il Barcellona ha pareggiato con l'Athletico Bilbao mentre il Real si e' aggiudicato il derby con l'Atletico Madrid.
In Bundesliga, il Bayern Monaco gia' campione, ha vinto col Friburgo cosi' come il Borussia Dortmund con il Dusseldorf.
In Ligue 1, la capolista PSG ha battuto l'Evian fuori casa, il Marsiglia ha fatto lo stesso con il Lorient mentre non e' andato oltre il pari il Lione con il St.Etienne.
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Grecia: collisione tra due cargo, 2 morti e 8 dispersi


Due marinai siriani morti e otto dispersi nella collisione tra due navi mercantili avvenuta oggi nel sud-ovest del Peloponneso, in Grecia. Lo ha reso noto il ministero greco della Marina mercantile. Con un equipaggio di 17 marinai, tutti siriani, il cargo Piri Reis e' affondato dopo essere entrato in collisione con un altro cargo il Consouth. Ancora da determinare la cause dell'incidente.
I due marinai siriani facevano parte, insieme con altri 15 loro connazionali, dell'equipaggio del cargo Piri Reis che trasportava un carico di grano dall'Algeria all'Ucraina. Il mercantile, dopo l'urto, è rapidamente affondato intorno alle 06:00 locali. Per cause ancora in via di accertamento, il Piri Reis ha urtato un altro mercantile, il Consouth, battente bandiera di Antigua-Bermuda, che con 16 uomini a bordo faceva rotta verso Malta. Per prestare soccorso, sul luogo della collisione sono accorse altre cinque navi e due motovedette della Guarda costiera ellenica tuttora impegnate nelle operazioni di ricerca dei marinai dispersi.
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Crollo palazzo a Dacca, stop ricerca superstiti


I soccorritori hanno deciso di interrompere le ricerche dei superstiti del palazzo crollato mercoledì mattina alla periferia di Dacca e di impiegare le macchine per rimuovere le macerie. Lo riferisce l'agenzia di stampa statale Bss. Il responsabile dell'esercito che guida i soccorsi ha annunciato ieri sera la "seconda fase" delle operazioni più volte rinviata per la presenza di persone intrappolate sotto i detriti. Nel pomeriggio le voci degli ultimi superstiti sono cessate. Dalla tarda serata sono quindi entrate nel sito due gru idrauliche per rimuovere i lastroni di cemento armato dello stabile di otto piani.
Intanto continua a salire il bilancio delle vittime aggravato da un incendio scoppiato ieri. Finora sono stati trovati 381 corpi senza vita. Mentre sono state estratte vive 2.437 persone.
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Chat gratis sorpassano sms

 Il volume di messaggi gratuiti scambiati con gli smartphone grazie a servizi come WhatsApp o i-Message, ma anche con le chat di Facebook e altri social network, nel 2012 ha superato quello dei messaggi Sms (19,1 miliardi di messaggi gratuiti di media al giorno, contro 17,6 miliardi di sms a pagamento) e alla fine del 2013 sarà addirittura doppio. E' partendo da questo dato, pubblicato dal Financial Times, che la commissaria europea per le telecomunicazioni, Neelie Kroes, ha lanciato un allarmato twitter con cui avverte le compagnie telefoniche che "la mucca degli incassi sta morendo" affermando che "é tempo si svegliarsi e odorare il caffé del traffico dati". Il messaggio twitter della Kroes è stato rilanciato più di 400 volte in appena tre ore.

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Maro': Letta, al lavoro per un rapido rientro


"Lavoreremo per trovare una soluzione equa e rapida per i fucilieri italiani che consenta loro di ritornare rapidamente". Lo ha detto il premier Enrico Letta nel suo discorso alla Camera
L'Italia auspica che le indagini sulla vicenda dei marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone si svolgano in tempi serrati per favorire una soluzione equa e rapida del caso. Lo si legge in una nota della Farnesina sul passaggio di consegne tra il ministro degli Esteri ad interim uscente Mario Monti ed il neo ministro Emma Bonino.
I due marò italiani accusati di aver ucciso due pescatori indiani non rischiano la pena di morte. Lo ha lasciato intendere il ministro degli Esteri indiano Salman Khurshid parlando con alcune agenzie italiane a margine di una sua visita a Mosca.

Il ministro Salman Kurshid ha ricordato che nella legge indiana esiste " un'attenuante molto cruciale, quella della buona fede", parlando con alcune agenzie italiane a mosca sulla vicenda dei marò. "Se uno agisce in buona fede - ha sottolineato - non c'é colpevolezza penale".
Salman Kurshid ha auspicato anche che la collega Emma Bonino "venga informata a breve adeguatamente" sul caso dei marò e che "possa metterlo nella giusta prospettiva per andare avanti" considerando fugati i dubbi sull'eventualità di una pena di morte
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Siria: persi contatti con Domenico Quirico da 20 giorni


"Da venti giorni abbiamo perso i contatti con il nostro inviato Domenico Quirico, in Siria per una serie di reportage dalla zona di Homs". Lo annuncia il direttore de La Stampa, Mario Calabresi, sul sito lastampa.it.
"Il ministro Bonino segue personalmente il caso" e "la Farnesina sta operando attraverso l'Unità di Crisi e in raccordo con tutte le strutture dello Stato interessate". Lo riferiscono all'ANSA fonti della Farnesina interpellate in relazione alla notizia della scomparsa in Siria del giornalista de 'La Stampa' Domenico Quirico.
"Due settimane di ricerche, fatte in modo silenzioso e riservato ma in ogni direzione, coordinate dall'Unità di crisi della Farnesina - spiega il direttore Calabresi - non hanno dato sinora alcun risultato concreto e così abbiamo condiviso con le autorità italiane e la famiglia la decisione di rendere pubblica la sua scomparsa, sperando di allargare il numero delle persone che potrebbero aiutarci ad avere informazioni". "Domenico - riferisce il direttore de La Stampa - è entrato in Siria il 6 aprile, attraverso il confine libanese, diretto verso Homs, area calda dei combattimenti, per poi spingersi, se ce ne fosse stata la possibilità, fino alla periferia di Damasco. Era partito dall'Italia il 5 aprile per

Esplosione nel centro storico di Praga: forse fuga di gas, ci sono 40 feriti

Una violenta esplosione si è verificata in un edificio nel centro storico di Praga. Secondo le prime informazioni ci sono 40 feriti e si sta verificando se vi siano persone intrappolate sotto le macerie. Per la polizia è probabile che l'esplosione sia dovuta a una fuga di gas, come dimostrerebbe anche il forte odore avvertito dai soccorritori.

La zona, molto frequentata dai turisti, è stata isolata e alcuni edifici adiacenti sono stati evacuati. L'edificio crollato si trova in via Divadelni, nei pressi del teatro nazionale di Praga, e ospita gli un ufficio della Iata, l'organizzazione internazionale delle compagnie aeree, e una galleria d'arte. E' vicino anche all'Accademia del cinema (FAMU) e alla facoltà di Scienze sociali dell'università Carlo. La deflagrazione ha mandato in frantumi i vetri degli edifici vicini, tra cui lo storico Cafè Slavia.

Panico fra gli insegnanti e gli studenti, che in un primo momento hanno temuto un attacco terroristico. Ma il portavoce della polizia ha confermato che le autorità propendono per l'ipotesi di una fuga di gas.

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Preiti: "Non potevo più mantenere mio figlio". L'ex moglie chiede scusa: "Mai stato violento"

La Procura di Roma non ha intenzione di chiedere la perizia psichiatrica per Luigi Preiti, l'uomo che ieri ha sparato a due carabinieri davanti Palazzo Chigi. Anzi, gli contesta anche l'aggravante della premeditazione.

Il procuratore aggiunto Pier Filippo Laviani e il sostituto Antonella Nespola sono convinti che Preiti abbia agito nel pieno delle sue capacità e che il suo atto rientri nel comportamento di un "esibizionista". A Preiti, ora a Rebibbia, saranno contestati i reati di tentato omicidio, porto e detenzione illegale e uso d'arma e munizioni ma non è escluso che possano essere contestate anche alcune aggravanti nella richiesta di convalida del fermo prevista per oggi. L'interrogatorio di garanzia potrebbe essere svolto già nella giornata di domani.

Piange, con difficoltà riesce a parlare con il suo difensore d'ufficio. Preiti alterna momenti di lucidità a disperazione piena. Il legale che lo assiste, l'avvocato Mauro Danielli, spiega: "E' molto depresso, piange in

Carabiniere ferito, prognosi resta riservata. La figlia di Giangrande: "Ora rivedrò la mia vita"

La figlia, Martina, 23 anni, dall'ospedale romano Policlinico Umberto I, sulla prognosi del padre non si è sbilanciata. Resta riservata. La prognosi di Giuseppe Giangrande, il più grave dei due militari rimasti feriti ieri davanti a Palazzo Chigi mentre il governo Letta prestava giuramento, resta riservata.

Oggi ha cercato di parlarle: "L'ha vista, l'ha riconosciuta. Ha mosso le palpebre. Ha cercato di parlare, ha tentato di rassicurarla come a dire 'vai a casa non è accaduto nulla", ha raccontato il fratello Pietro. Invece è accaduto. E Martina l'ha spiegato in poche parole, timida, forte, di fronte ai giornalisti. "Sono fiera e orgogliosa di mio padre. E sono colpita dalla sensibilità dei presidenti di Camera e Senato Boldrini e Grasso. Dopo la morte di mia madre tre mesi fa siamo rimasti solo io e lui, ci ritenevamo un esercito sgangherato già prima. Ora siamo un mezzo esercito e ancora più sgangherato", ha detto. 

Uno sparo ha cancellato il suo futuro. "I progetti che avevo fatto, tutto quello che avevo pensato, ora è da rivedere", ha continuato la ragazza. "Ora dovrò rimodulare la mia vita, come ho già fatto, ho lasciato il lavoro. Mi dedicherò a questa famiglia. Com'è giusto, come dev'essere". Il suo discorso è stato corto, fatto per ringraziare i medici, le istituzioni, e l'Arma. Ma il perdono non è un pensiero. "Non credo, non so, non penso e oggi, comunque sia non mi interessa", ha detto. "Oggi penso solo a mio padre e a me perché siamo due. Spero che questo incidente possa almeno far riflettere tutti, e far sì che qualcosa possa migliorare". 

Durante tutta la notte il brigadiere dei carabinieri è rimasto intubato e alimentato meccanicamente. I dottori hanno aggiunto che le sue condizioni neurologiche rimangono stabili e che nelle prossime ore si vedrà come proseguire nel trattamento. C'è però un moderato ottimismo: "Il paziente in qualche modo interagisce. Le indicazioni sono per una reazione", ha spiegato il direttore sanitario dell'Umberto I Amalia Allocca.

Non ci sono grosse novità, in sostanza. La situazione è stabile, i parametri vitali sono stabili. "La mobilità ancora non può essere monitorata", hanno detto i medici aggiungendo che

Governo Letta, la Camera vota la fiducia. 453 sì. Il premier: "Stop Imu a giugno"

Il governo di Enrico Letta ha ottenuto la fiducia alla Camera con 453 sì, 153 no e 17 astenuti. I presenti sono stati 623, i votanti 606 e la maggioranza richiesta era di 304 voti. Domani toccherà al Senato esprimere la fiducia al Governo. 

Quello di Enrico Letta è stato un discorso programmatico che ha cercato di accontentare tutti nel solco di un europeismo che non ammette repliche. Il premier ha presentato il suo programma alla Camera. Lavoro, riduzione delle tasse e riforma della politica sono le tre strade maestre da seguire. Letta è venuto incontro alle richieste di Berlusconi, annunciando lo stop all'Imu già a giugno, ha strizzato l'occhio alla Lega manifestando l'intenzione di trasformare il Senato in Camera delle regioni (anche in funzione di una nuova legge elettorale che garantisca maggioranze solide) e si è rivolto anche al M5S quando ha parlato di abolire province, doppio stipendio ai ministri già parlamentari e finanziamento pubblico ai partiti. Letta-Davide è pronto per sfidare il gigante Golia, ossia lo stallo politico e decisionale che ha portato il Paese allo sfascio. I deputati hanno votato alle 20. 

Molte le reazioni positive al discorso, soprattutto nel Pdl. Alfano ha detto di condividere "dalla prima all'ultima parola", Bersani ha invitato il Pd ad "aiutare la nascita di questo esecutivo". Critici invece M5S (il deputato Andrea Colletti parla di "governo della trattativa stato-mafia") e la Lega. 

Per tutta la mattinata si sono susseguiti gli incontri: con il Pdl, con Scelta Civica e con la Lega di Roberto Maroni che il premier ha cercato di portare in una zona franca di iniziale sostegno all'esecutivo. Dal leader del Carroccio, infatti, è arrivata un'apertura: "Se Letta ci ascolta, non ci sarà un voto contrario". Anche l'assemblea del Pd ha deciso di dare la fiducia all'esecutivo. La "fronda" del partito è rientrata, solo Pippo Civati uscirà dall'Aula al momento del voto.

Il carabiniere ferito. Nel giorno del voto di fiducia, l'attenzione è ancora concentrata sulla vicenda della sparatoria davanti a Palazzo Chigi. La prognosi di Giuseppe Giangrande, 50 anni, il carabiniere ferito al collo da Luigi Preiti, resta riservata. La famiglia dell'attentatore, Luigi Preiti, si è scusata con l'arma dei carabinieri per il gesto. Dopo il fratello, è intervenuta l'ex moglie Ivana: "Non è un uomo violento". Poi il figlio undicenne, Alessandro, "ha sbagliato". In risposta Ciro Giangrande, il fratello del carabiniere ferito, ha replicato di "non poter perdonare" . 

Berlusconi e il clima di tensione. Sugli spari di ieri interviene anche Silvio Berlusconi. "E' stato un fatto grave ma l'ordine pubblico, nonostante la forte crisi, non è stato in pericolo e mi auguro che non lo sia mai". Il Cavaliere, dalla Telefonata su Canale5, commenta così la sparatoria di ieri dicendo di voler invece "stigmatizzare chi, dall'estrema sinistra, ha preso a pretesto il gesto di un uomo disperato per lanciare accuse deliranti alla politica e ai politici. Quando si scherza con il fuoco e con incitamenti all'odio poi succedono cose come questa", avverte il leader Pdl.

Parole chiare su Imu ed Equitalia
. E sul governo il leader Pdl afferma la determinazione del suo partito ad appoggiarlo: "Se questo governo fallisse bisogna andare decisamente a elezioni",  ammonendo sin da ora che "chi si fosse assunto la colpa di farlo fallire ne subirà la pena perchè sarà molto difficile, per chi si rendesse responsabile di questo fallimento, presentarsi al giudizio degli elettori". Da Canale 5, il leader Pdl ribadisce che "da parte nostra c'è il reale proposito di mandare avanti questo governo. Mi auguro che anche dall'altra parte ci sia la stessa convinta intenzione". "Per dare vita al governo Letta abbiamo posto una precisa condizione e cioè che si approvino subito le misure di rilancio dello sviluppo che abbiamo indicato nel nostro porgramma", chiarisce il Cavaliere, che mette la restituzione dell'Imu e una sostanziale 'museruola' a Equitalia, contro quelli che chiama "le sue prepotenze e metodi violenti", tra le priorità.

Endorsement a Letta dall'estero. Intanto dagli Stati Uniti arriva l'endorsement per il governo Letta. ll segretario di Stato americano, John Kerry, si congratula con il premier, che definisce un amico "buono e fidato degli Stati Uniti, che ha mostrato un fermo impegno nella nostra partnership transatlantica". Anche il cancelliere tedesco Angela Merkel ha telefonato a Letta per congratularsi.

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Letta ha giurato, nessun “big” nel governo


I ministri sono ventuno: 9 del Pd, 5 del Pdl, 3 di Scelta Civica, 4 “tecnici”


Nasce l’esecutivo Pd-Pdl con tante donne, un terzo della compagine, e niente big. «Enrico Letta è stato l’artefice della nascita di questo governo, io l’ho assecondato». Excusatio non petita, quella di Giorgio Napolitano, che un attimo dopo la nascita del governo appunta solo sul petto del giovane premier, la medaglia delle larghe intese. Ma l’anziano Presidente lascia l’impronta della sua mano nel governo che nasce, fin dalla scelta di chi lo guiderà: un giovane quarantenne dall’i mmagine nuova, nonostante i molti ruoli politici rivestiti negli anni, preferito dal Capo dello Stato ad un nome di gran prestigio ma meno fresco e più divisivo, Giuliano Amato. Insieme al dottor Sottile escono di scena d’un colpo una serie di altri big (da D’A l ema a Berlusconi, da Brunetta a Bersani e Monti) per lasciare nella foto di gruppo del governo che giurerà oggi 21 facce in tutto simili a quella di Letta: politici ma anche “c o m p e t e nti”, nuovi ma esperti, propensi al dialogo ma rigorosa espressione non solo dei diversi partiti, ma delle diverse componenti di Pd, Pdl, Scelta Civica (nel pieno rispetto del vecchio Cencelli). «Era ed è l’unico governo possibile», lo blinda Napolitano, che in mezzo alle tante sorprese, alle donne e ai nomi nuovi, ha piantato d’intesa con Letta le quattro pietre angolari del nuovo esecutivo: Fabrizio Saccomanni all’E c onomia, Anna Maria Cancellieri alla Giustizia, Enrico Giovannini al Lavoro. Tre dei dieci “saggi” di Napolitano (Gaetano Quagliariello e Mario Mauro, oltre a Giovannini) entrano dalla porta principale nel governo, la dottoressa congolese Cecile Kyenge alla Integrazione primo dei ministri di colore della Repubblica italiana, la grinta dell’olimpionica Josefa Idem al servizio dello Sport e delle Pari Opportunità, la trentasettenne Nunzia De Girolamo all’Agricoltura, all’Istruzione la rettrice del Sant’Anna di Pisa Maria Chiara Carrozza, un’eccellenza del mondo accademico, pisana come Letta. Dovendolo catalogare, questo è un governo Pd-Pdl, il primo che dal ‘47 davvero mette insieme esponenti di vertice di due partiti più grandi (il vicesegretario di un Pd ormai senza segretario ed il segretario del Pdl, che oltre al essere vicepremier ha un ministero di peso, gli Interni). Silvio Berlusconi - facendosi da parte da leader responsabile - esclude con sé big dall’immagine divisiva come D’Alema, Amato, Bersani, Monti. Ma l’altra faccia della medaglia del «rinnovamento generazionale » è che molti dei ministri vengono dalla seconda fila, esprimono con il bilancino le diverse e sfilacciate anime di Pd (gli ex Ds protestano perchè si sentono sottodimensionati rispetto ai cattolici), Pdl e Scelta Civica. Il governo resta esposto al rischio di impallinamento nel voto di fiducia da parte dei molti detrattori di Pd e Pdl. Ma intanto si gira pagina, si cerca intorno allo «sforzo paziente e tenace» di Letta una nuova alchimia politica, si fa ricorso a nomi talmente poco noti che alcuni dei neo-ministri non riuscivano ad essere contattati dal Quirinale, perchè stavano vivendo un normale sabato mattina di relax con cellulare spento e nessun sospetto di dover indossare grisaglie. E intanto Renzi, che afferma di aver appreso con gioia l’elenco dei ministri («migliori di quanto previsto») non manca di rimarcare come una vittoria anche sua il fatto che il governo appena nato «mandi in pensione i big o i presunti tali». Ma a questo punto dovrà calibrare bene le sue prossime mosse.

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Spari a Palazzo Chigi, l'attentatore è di Rosarno Preiti confessa: «Puntavo a colpire i politici»


Uno uomo, di origini calabresi, ma da una ventina d’anni residente in Piemonte ad Alessandria anche se recentemente era tornato in Calabria, è l'autore della sparatoria avvenuta questa mattina in piazza Colonna davanti Palazzo Chigi. L'uomo vestito di tutto punto in giacca e cravatta è entrato in piazza Colonna armato di una pistola e si è recato vicino all'ingresso di Palazzo Chigi dove ha poi sparato colpendo i due carabinieri. Il calabrese, 49enne, si chiama Luigi Preiti ed è stato immediatamente arrestato, successivamente nel corso del primo interrogatorio ha confessato tutto al pm chiarendo che il suo obiettivo era colpire qualche politico. Nel dettaglio il procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani, che insieme al sostituto Antonella Nespola coordina l’indagine ha chiarito che Preito «ha confessato tutto – ha detto Laviani al termine dell’interrogatorio – ed ha ammesso di aver sparato. La sua intenzione era quella di sparare ai politici», ha inoltre confermato che «aveva dei problemi economici» riferendo che «si era separato dalla moglie ed aveva perso il lavoro». La Procura di Roma ha già chiesto la convalida del fermo per l’uomo. Il pubblico ministero, Antonella Nespola, ha indagato Preiti per i reati di tentato omicidio e porto e detenzione di arma, l'uomo avrebbe solo un vecchio precedente per falso e sicuramente non è considerato soggetto legato alla criminalità organizzata. L'uomo prima di sparare si è rivolto ai carabinieri dicendo «sparatemi, sparatemi». Numerosi i colpi esplosi, almeno sei, probabilmente con una calibro 22. L'uomo è stato immediatamente immobilizzato a terra dai militari ed è rimasto leggermente ferito durante la colluttazione tanto da dover indossare, dopo il ricovero in ospedale, un collare medico. Lo sparatore è stato portato all’ospedale San Giovanni dove è piantonato in osservazione con l'accusa di duplice tentato omicidio. Davanti alla sede del Governo nella quale è previsto il passaggio di consegne tra i due Esecutivi ha effettuato tutti i rilievi la scientifica. Per quanto riguarda i due carabinieri feriti sembrerebbe che non siano in pericolo di vita. Si tratta di un brigadiere, quello in condizioni più critiche, ferito al collo, e di un appuntato, colpito alle gambe entrambi sono stati trasportati al Policlinico Umberto I.
Luigi Preiti, spiega il fratello Arcangelo, è tornato a vivere a Rosarno con i genitori circa due anni fa. Dopo essersi trasferito in Piemonte negli anni novanta, si è sposato e la coppia ha avuto un figlio, che ora ha dieci anni. Due anni e mezzo fa Preiti si è separato dalla moglie ed ha scelto di tornare a vivere con i genitori; la moglie ed il figlio sono rimasti in Piemonte e vivono a Predosa (Alessandria). Preiti, che è un muratore, aveva deciso di tornare in Calabria oltre che in seguito alla separazione dalla moglie, anche a causa della perdita del lavoro, conseguenza della crisi che ha colpito l’edilizia. A Rosarno l’uomo aveva trovato solo occupazione saltuaria e faceva anche dei lavori «in proprio». Da parte sua il sindaco, Elisabetta Tripodi ha voluto rimarcare che «da quello che mi è stato riferito Luigi Preiti non aveva mai dato segni di disagio» e comunque «non mi risulta sia mai stato segnalato ai servizi sociali del Comune». Sempre il fratello Arcangelo ha aggiunto a Tgcom24: «Non so cosa gli sia successo, chiediamo scusa alla cittadinanza e alle famiglie dei carabinieri. I miei genitori quando li ho chiamati – aggiunge l’uomo – non sapevano ancora nulla, sono rimasti sconvolti e non sanno come spiegarsi una cosa del genere. Siamo sconvolti tutti non sappiamo perchè è successo, si era separato dalla moglie 3 anni fa e lavorava e viveva qui in Piemonte, poi ha perso anche il lavoro e viveva con i miei giù in Calabria – aggiunge – Non so come si sia procurato la pistola. Spero stia bene – dice ancora il fratello – soprattutto per i miei genitori che sono anziani. Siamo dispiaciuti per i carabinieri e chiediamo scusa ai parenti – prosegue Arcangelo Preiti – L'ho visto l'ultima volta ad agosto dell’anno scorso, quando sono andato in ferie, non ho notato nulla di strano in lui».
In conferenza stampa Angelino Alfano ha chiarito che «L'attentatore ha detto che voleva suicidarsi, ma non l’ha fatto perchè aveva sparato tutti i colpi».

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domenica 28 aprile 2013

Spari davanti palazzo Chigi, feriti due carabinieri ed una donna. Arrestato l'attentatore, i 21 ministri blindati dentro Montecitorio


Uno dei due Carabinieri feriti.
Spari davanti a palazzo Chigi mentre è in corso la cerimonia di giuramento. Due i feriti a terra, sembra due carabinieri che avrebbero risposto al fuoco. Uno sembra grave e sarebbe riuscito a rispondere al fuoco. L'uomo che ha esploso i colpi di pistola (che indossava giacca e cravatta) sembra sette od otto, sarebbe già stato fermato. L'allarme è generale, la folla viene fatta defluire.
SEGUONO AGGIORNAMENTI
AGG. ORE 12:08
I due feriti sono due Carabinieri, uno ferito di striscio al collo e l'altro centrato in pieno alla gamba. Non sarebbero in pericolo di vita. L'attentatore e' un Italiano con problemi mentali.
AGG. ORE 12:10
Uno dei due Carabinieri feriti.
L'attentatore sembrerebbe un Calabrese, portato al Policlinico Gemelli.
AGG. ORE 12:13
Ferita di striscio anche una passante, non sarebbe in pericolo di vita, subito trasportata al Gemelli. I ministri si recheranno come da protocollo a Palazzo Chigi.
AGG. ORE 12:15
L'altra ferita una donna, non in gravi condizioni, l'attentatore era in giacca e cravatta, quasi insospettabile.
AGG. ORE 12:20
Il Consiglio Dei Ministri, sara' anticipato alle 13
AGG. ORE 12:24
Arriva la conferma, l'attentatore si chiama Luigi Reiti, 46enne Calabrese.
AGG. ORE 12:26
Si teme che ci sia un'altro attentatore (notizia non fondata)
AGG. ORE 12: 28
I due Carabinieri feriti sono un'Appuntato ed un Brigadiere in servizio di ordine pubblico.
AGG. ORE 12:32
Attentatore accusato di tentato omicidio
AGG. ORE 12:36
Questo l'attentatore, ripeto Luigi Reiti 46enne Calabrese.
L'attentatore
AGG. ORE 12:38
Angelino Alfano, neo ministro dell'interno e Mario Mauro neo ministro della difesa, si sono già  recati in ospedale a far visita ai due Carabinieri feriti.
AGG. ORE 12:45
Stanno arrivando in questi istanti i Ministri per riunirsi in Consiglio.
AGG. ORE 12:50
Potete seguire anche la diretta streaming dei nostri colleghi del Corriere della Sera http://videochat.corriere.it/index_H2401.shtml
AGG. ORE 12:53
L' attentatore non ha precedenti penali.
AGG. ORE 12:55
Smentita l'ipotesi di un'altro attentatore in piazza Montecitorio.

AGG. ORE 13:04
L'attentatore e' Luigi Preiti di Rosarno
AGG. ORE 13:45
L'attentatore Luigi Preiti, di Rosarno, era residente ad Alessandria, ma da poco ritornato a Rosarno, il fratello ha affermato che non ha mai sofferto di problemi mentali. Adesso di trova in ospedale per accertamenti
.

sabato 27 aprile 2013

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO INCARICATO, ENRICO LETTA AL QUIRINALE PER PARLARE CON NAPOLITANO

Il presidente del Consiglio incaricato Enrico Letta è al Quirinale per incontrare il Capo dello Stato Giorgio Napolitano e riferire sullo stato delle consultazioni per la formazione del nuovo governo. Il suo governo potrebbe già giurare nella tarda serata. "Sono fiducioso nella formazione del nuovo governo che potrebbe giurare anche oggi" ha detto Silvio Berlusconi al termine di un lungo incontro con Enrico Letta avvenuto alla Camera in mattinata. Ma ha assicurato: "Io non sarò ministro".  Prima di incontrare i vertici del Pdl, Letta ha visto il segretario dimissionario del Pd Pier Luigi Bersani che ha osservato: "Il governo non deve essere fatto a tutti i costi". 
Tra il 29 e il 30 aprile il nuovo governo dovrebbe andare in Parlamento per la fiducia. Un governo che Letta vorrebbe fatto da persone nuove: un mix di giovani e figure non logorate. 

martedì 16 aprile 2013

Anonymous contro il rigassificatore di Gioia Tauro-San Ferdinando, e' battaglia!

Chi, ieri pomeriggio, avesse cercato di accedere al sito web ufficiale del porto calabrese di Gioia Tauro avrebbe avuto qualche difficoltà: a partire dalle 17, infatti, il sito era tenuto sotto scacco dai membri di Anonymous, che hanno lanciato un attacco hacker per protestare contro il progetto del rigassificatore al largo della costa calabrese.

OPERAZIONE GREENRIGHTS - Colpiti, seppur in misura minore, anche il sito ufficiale di Enel e quello del Ministero dell’ambiente: un attacco, quello di Anonymous, rivendicato sul loro stesso sito con un lungo comunicato che spiega perché il rigassificatore è dannoso per l’ambiente e una bandiera di una falsa politica di green economy:
OperationGreenRights prende posizione contro i progetti per la realizzazione di impianti di rigassificazione del GNL e condanna fermamente questi scempi i quali vantaggi sono praticamente nulli sul piano economico e ambientale, mentre arricchiscono le tasche di multinazionali e profittatori. In nome del progresso e di una falsa green economy, si tende a scegliere soluzioni che indietreggiano anni luce rispetto all’obiettivo che qualunque artefatto ambientale dovrebbe porsi: il basso impatto inquinante e la maggiore sostenibilità possibile.

ECOSISTEMA DISTRUTTO - Tra i rischi che il rigassificatore poterebbe con sé, Anonymous sottolinea lo sviluppo di una possibile ”oligotrofia del sistema prelagico” (pelagico, NdR) ovvero un impoverimento del mare dal punto di vista dei nutrienti: il mare, in sostanza, smette di produrre sostanze nutrienti, anche a causa del cloro scaricato nelle acque dopo essere usato nei processi di pulizia e manutenzione delle tubature del rigassificatore. Il primo organismo a scomparire sarà il plancton: la base dell’ecosistema marino.
RISCHI E DEGRADO PAESAGGISTICO - Oltre ai rischi per la sicurezza, Anonymous cita anche un paio di incidenti recenti, dovuti all’inesattezza dei test di collaudo, si sottolinea anche il degrado paesaggistico che il rigassificatore poterebbe con sé perché “i serbatoi di contenimento hanno un’altezza media pari a quella di un grattacielo di 17 piani”, e i rischi economici connessi agli alti costi della realizzazione della struttura (circa 500 milioni di euro).
AEROSOL CANCEROGENI - Il comunicato si chiude con un’inquietante arringa che mette sul piatto, ancora una volta tutti i rischi del progetto, rischi cui la popolazione calabrese sarebbe esposta senza esserne pienamente consapevoli.
Chi ripagherà l’umanità per la distruzione del corallo nero endemico dei mari gioiesi?  Chi potrà impedire gli effetti cancerogeni delle aereosol che i vostri impianti provocheranno? Chi eviterà che le schiume immonde effetto collaterale delle vostre attività avvelenino le acque? Ovviamente la risposta a queste tre domande retoriche è:”nessuno”. [...] Amministratori, politici di ogni colore e sorta, la vostra sfacciata ipocrisia e la vostra venalità ci disgusta e oltraggia. Non possiamo tollerare che in nome dell’arricchimento sfrenato di poche persone venga sacrificata la natura, che è un bene primario e patrimonio di tutti. Volete sottrarci la natura ma non potete ingannare le nostre coscienze. Noi di Anonymous ribadiamo che siamo e saremo al fianco dei cittadini, al fine di contrastare questo scempio.
Anonymous, ribadisce anche la sua vicinanza nei confronti dei cittadini coinvolti nella vicenda del rigassificatore di San Ferdinando, scrivendo ne comunicato:

         Noi di Anonymous ribadiamo che siamo e saremo al fianco dei cittadini, al fine di contrasta
         questo scempio.

Dopo di che' il comunicato si conclude con la promessa da parte di Anonymous di rendere piu' difficile possibile la realizzazione del rigassificatore. 


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domenica 7 aprile 2013

Un "serbatoio" per l'agricoltura nella Piana di Rosarno

È stata collaudata definitivamente, dal Consorzio di bonifica Tirreno-Reggino, la diga Castagnaro sul fiume Metramo, a Galatro. L'invaso ha un volume totale pari a 29 milioni 650mila metri cubi di acqua e la superficie del bacino imbrifero è di 16,50 chilometri quadrati. L'infrastruttura servirà l'agricoltura della piana di Rosarno-Gioia Tauro e altre attività extragricole nella zona.
«A distanza di poco tempo dall'insediamento degli organi di autogoverno degli agricoltori, il Consorzio – afferma il presidente di Coldiretti Calabria, Pietro Molinaro, presente alla cerimonia – ha portato a termine questa importante infrastruttura ferma da molti anni, dando prova di grande efficienza e dando una risposta concreta ad uno dei mali della Calabria che è il “costo del non fare”».
«Dopo la “realizzazione” di qualche mese fa a Corigliano da parte del Consorzio di Trebisacce – prosegue Molinaro – un altro tassello si aggiunge all'attività dei Consorzi di Bonifica riformati. È una ulteriore risposta a chi pensa di operare altre riforme su questi enti che invece stanno operando con grande dinamismo e capacità. L'autogoverno degli agricoltori vince sempre».

Dà in escandescenze sull’elicottero del 118 Atterraggio d’emergenza

Un romeno rimasto ferito nel tardo pomeriggio di ieri in un incidente stradale verificatosi nella valle dell’Alcantara, mentre a bordo dell’Elisoccorso dell’Azienda ospedaliera di Messina veniva trasportato al Papardo è andato in escandescenze e l’equipaggio del velivolo composto da tre persone è stato costretto ad operare un atterraggio di “e m e rgenza” avvenuto nel campo sportivo di Itala Marina che sorge in contrada Livito. Riccardo R., romeno 30 anni, manovale residente a Francavilla di Sicilia, non riuscendo a sopportare presumibilmente a causa delle numerose ferite riportare nell’incidente il rumore e i sobbalzi del velivolo, in preda a incontrollabile nervosismo ha sollecitato il personale di bordo a scenderlo a terra ed eventualmente trasportarlo al nosocomio messinese in ambulanza. Risultati vani i tentativi per calmarlo gli elicotteristi e il medico accompagnatore hanno deciso mentre sorvolavano l’abitato di Itala Marina di effettuare un atterraggio nel locale campo sportivo ritenendolo luogo idoneo. All’interno del terreno di gioco prontamente è intervenuta l’ambulanza del 118 di Itala Marina e il personale del presidio dopo aver provveduto a trasferire sul loro mezzo il ferito l’hanno trasportato al Policlinico di Messina. Subito dopo l’elicottero nonostante il sopravvenuto buio, ha ripreso la sua marcia di rientro a Messina.

Dietro la Corea del Nord c’è l’ombra della Cina

Il bollettino di “guerra” in arrivo dalla Corea del Nord è di quelli che, a prima vista, fanno rizzare il pelo. Nonostante la fame si tagli col coltello, è stato dato il via libera “a un attacco nucleare” contro Usa e Corea del Sud, allo spostamento di vettori balistici di ultima generazione e all’aumento “immediato” nella produzione di artiglieria (di pane e companatico, ovviamente, manco a parlarne). Infine, per completare l’opera, è partito anche un minaccioso “invito”a fare fagotto, rivolto alle ambasciate, ultima goccia di un beverone avvelenato offerto alle sbigottite Cancellerie occidentali. La Cina, oltre a qualche “blablabla” di circostanza, praticamente non ha battuto ciglio, dimostrando ancora una volta che se il rottweiler rischia di azzannare tutti, forse a Pechino qualcuno ha allentato la catena. Anche se, proprio ieri, il ministro degli Esteri, Wang Yi, ha “rassicurato” il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, a dimostrazione (qualora ce ne fosse stato bisogno) che ai nordcoreani, ogni giorno, arriva proprio dal principale (o, meglio, unico) alleato, il copione da seguire. Cioè, per farla breve, il “mattinale” delle cose da dire e di quelle che, invece, bisogna poi effettivamente fare. Più chiaro di così…Ma andiamo con ordine. Washington, per la serie “non ci credo, ma mi preparo lo stesso”, ha già messo le mani avanti, spedendo in tutta fretta sistemi anti-missile a Guam (oltre a quelli già presenti nell’area) e proclamando uno stato d’allerta “rosso” per le sue truppe, dall’Estremo Oriente fino alle Filippine. Pensierino della sera: ma che sta succedendo dalle parti di Pyongyang? Improvvisamente hanno scavalcato tutti il muro della clinica neurodeliri? Calma e gesso. Tanto per capirci, sani di testa non lo sono mai stati, però una lettura meno superficiale dei fatti servirà a indovinare la logica dei “duri e puri”nordcoreani. E di chi gli sta dietro. L’infoiamento nucleare di Kim Jong-Un, ultimo rampollo della più decrepita dinastia comunista della storia, è solo la continuazione della partita a poker che, per tanti lustri, ha giocato suo padre buonanima. Kim Jong-Il, infatti, mentre dalle maniche gli uscivano assi di tutti i tipi, rilanciava continuamente, sapendo che nessuno avrebbe avuto il fegato (o la follia) di andare a vedere le sue carte. Insomma, è stato un formidabile biscazziere (o imbroglione, fate voi) che ha utilizzato senza ritegno bombe atomiche, missili di ogni specie, virus e batteri micidiali per riempirsi la greppia e stipulare una sorta di “assicurazione sulla vita” (del regime). La sua “dottrina delle scatolette”funzionava né più e né meno come il “pizzo”: tu sganci e io non ti brucio la saracinesca. Di fronte a questo ricatto, tutto coppola storta e bandiera rossa, per il quieto vivere (mettiamola così) gli altri polli seduti al tavolo verde hanno dovuto ingoiare una cofanata di rospi. E hanno scelto, prudentemente, di farsi spennare. A cominciare dagli americani, che da Clinton in poi (e sottobanco) hanno spedito ai Kim ostriche e champagne, nel senso che nei Palazzi del potere di Pyongyang è arrivato di tutto e di più. Mentre, dentro le fabbriche del Paese, che probabilmente può vantare l’economia più disastrata del mondo, sbarcavano materie prime, semilavorati e benzina. Successivamente, Kim Jong-Il, dopo il suo primo “bluff”, è tornato alla carica, lanciandosi in un programma di armamenti missilistici (con relative esportazioni urbi et orbi) e di arricchimento dell’uranio, che ha fatto sobbalzare dalla sedia mezza Casa Bianca e tolto per diversi anni il sonno ai responsabili del Dipartimento di Stato e, soprattutto, del Pentagono. Per chiudere il principale reattore nucleare (Jongbyon), l’illustrissimo “Caro Leader” ha chiesto, in quell’occasione, aiuti energetici (50 mila tonnellate di greggio sull’unghia e un milione di tonnellate di petrolio, per completare l’estorsione) più altri annessi e connessi. Tutto sommato un “piatto” misero, che lasciava presagire un rilancio al buio, come in questi giorni sta avvenendo. Occorre, però, tenere presente una cosa: la Corea del Nord è praticamente sfamata (in senso letterale) dalla Cina. Secondo Nicholas Eberstadt (World Bank) il colosso asiatico gira annualmente allo scomodo alleato il 90% dell’energia, l’80% dei beni di consumo e il 45% di ciò che a Pyongyang mettono sotto i denti. In totale, un export per un controvalore di oltre 2 miliardi di dollari. Senza contare aerei, carri armati e proiettili di ogni calibro. In cambio Pechino importa, oltre il fiume Yalu, materie prime per soli 750 milioni di dollari. Ma c’è di più. Un report del Congresso Usa dice che gli aiuti cinesi arrivano direttamente nelle tasche e nelle dispense dei militari e dei vip del partito, mentre le “restatine” del “World Food Program” vengono distribuite alla popolazione, che certo non sciala. Shen Dingli, su “China Security” spiega la visione strategica dell’ex Celeste Impero e l’utilizzo che viene fatto delle paturnie di Kim Jong-Un. Dunque, il regime più chiuso del mondo funge da spina nel fianco di Stati Uniti e Giappone, costretti a tenere in piedi, in quell’area, un caravanserraglio di soldati per pararsi una botta sempre possibile. Nel frattempo, detto tra di noi, Pechino continua a sognarsi, di notte e di giorno, Taiwan. Attenzione, però: perché, come avverte Daniel Sneider (“Asia-Pacific Research Center”di Stanford), se la catena che tiene al guinzaglio la Corea del Nord si dovesse spezzare sarebbero cavoli amari. Di quelli grossi. Il rottweiler, a quel punto, zompa di qua e zompa di là, diventerebbe incontrollabile e la Cina perderebbe asino e carrube, dato che, con un eventuale e catastrofico conflitto, si ritroverebbe milioni di rifugiati alle porte di casa. L’ultima riflessione riguarda proprio il livello delle provocazioni nordcoreane, che ha raggiunto una misura mai conosciuta e che contraddice, all’apparenza, anche la strategia “tanto e non più”dei cinesi. Qualcuno (forse) gioca sporco. Circolano spifferi su un raffinato sfonda- piedi fatto al nuovo presidente Xi Jinping dagli “amici” della vecchia guardia, che evidentemente non gradiscono doppi petti, sgargianti cravatte e fiammanti berline. In fondo, vuoi mettere la nostalgia per i gloriosi tempi del grande Mao, quando dominavano le vecchie grisaglie d’ordinanza, dilagava il fascino dei risciò e il “pane della patria” erano le eroiche scodelle di riso, regolarmente scotto?