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martedì 27 novembre 2012

CHIUDE ILVA DI TARANTO, LAVORATORI IN SCIOPERO

Sono almeno cinque, oltre a quelle indicate nelle ordinanze di custodia cautelare eseguite ieri, le persone indagate nell'inchiesta sull'Ilva di Taranto. Lo si è appreso da fonti giudiziarie. Tra queste ci sono don Marco Gerardo, il segretario dell'ex arcivescovo di Taranto mons. Benigno Luigi Papa, e il sindaco di Taranto Ippazio Stefano. Il sacerdote è accusato di false dichiarazioni al pubblico ministero in relazione ad una presunta tangente di 10mila euro che l'ex responsabile dei rapporti istituzionali dell'Ilva Girolamo Archinà, arrestato ieri, avrebbe consegnato al consulente del Tribunale nonché ex preside del Politecnico di Taranto Lorenzo Liberti per addomesticare una perizia sulle fonti di inquinamento. Archinà aveva riferito agli inquirenti che quella somma, prelevata da cassa aziendale, non era destinata a Liberti ma si trattava di una elargizione alla curia tarantina. Il sindaco di Taranto è indagato per omissioni in atti d'ufficio in relazione alle prescrizioni a tutela dell'ambiente cittadino. La sua iscrizione nel registro degli indagati sarebbe un atto dovuto derivante da una denuncia di un consigliere comunale, Filippo Condemi.
Tra i cinque ulteriori indagati nell'inchiesta madre sull'Ilva di Taranto c'é anche un poliziotto della questura di Taranto. L'ipotesi di reato sarebbe rivelazione di segreti d'ufficio.
ACCERTAMENTI GDF A BARI E ROMA SU VECCHIA AIA - La Procura della Repubblica di Taranto ha delegato la Guardia di Finanza ad eseguire accertamenti a Bari e a Roma in relazione al via libera alla vecchia Autorizzazione integrata ambientale (Aia) rilasciata il 4 agosto 2011 all'Ilva di Taranto, poi riesaminata e approvata alcune settimane fa. Lo si è appreso da fonti giudiziarie. Nelle oltre 500 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Patrizia Todisco ed eseguita ieri, numerose pagine, contenenti anche intercettazioni, sono dedicate a dialoghi con funzionari regionali sulle prescrizioni ambientali che l'Ilva avrebbe dovuto rispettare, poi confluite nella vecchia Aia.
L'Ilva ha avviato al Tribunale del Riesame il ricorso contro l'ultimo intervento della magistratura: fino al suo pronunciamento gli impianti di Taranto rimarranno chiusi. Lo ha deciso il Cda della società. "Spero in un pronunciamento rapido, entro pochi giorni", spiega all'Ansa il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante. "Non mi aspettavo un intervento" della magistratura "di questo tipo: che vi fosse una produzione era risaputo a tutti". "Il Governo ha avuto grande attenzione e dall'incontro di giovedì spero vengano passi avanti", aggiunge Ferrante.
Dalle 7 è iniziato lo sciopero proclamato da Fim, Fiom e Uilm all'Ilva di Taranto dopo l'annuncio dell'azienda di chiusura dello stabilimento in seguito ai provvedimenti di ieri della magistratura, tra i quali il sequestro dei prodotti finiti e semilavorati con divieto di commercializzarli. Lo sciopero durerà almeno 24 ore. Dinanzi alle portinerie sono in atto sit-in di
lavoratori, mentre qualche momento di tensione si è registrato tra chi voleva entrare e chi invece invitava a scioperare. Ieri l'azienda ha anche comunicato la chiusura dell'area a freddo, facendo rimanere a casa i lavoratori di quell'area.

E dopo la proclamazione dello sciopero gli uffici della direzione dell'Ilva di Taranto sono stati occupati da alcune centinaia di operai. Gli operai, dopo aver organizzato un corteo interno al quale hanno partecipato sia quelli impiegati nell'area a caldo sia quelli dell'area a freddo, hanno occupato di fatto tutta la palazzina che ospita la direzione dello stabilimento e ora stanno decidendo come proseguire la protesta. "Non hanno voluto trovare una soluzione, governo e azienda continuano ad usarci - dicono alcuni di loro - e a rimetterci siamo soltanto noi e questa città. Così non può continuare. "Cosa accadrà? Non lo sa nessuno - dicono - qui si naviga a vista".

Dopo aver occupato la direzione dello stabilimento Ilva di Taranto, gli operai hanno convinto anche gli impiegati dell'Ufficio personale a lasciare gli uffici. Una delegazione di una decina di persone è poi riuscita a salire al primo piano della palazzina per parlare con il direttore dello stabilimento. I cancelli sono aperti e non c'é alcun controllo. Continuano i presidi nei pressi di alcune portinerie. Lo sciopero è stato proclamato da Fim Fiom e Uilm.

Domani si terrà il consiglio di amministrazione dell'Ilva ed é confermato, sempre per domani, l'incontro tra azienda e sindacati, già programmato per discutere della cassa integrazione annunciata per 1.942 dipendenti, prima della nuova bufera giudiziaria. Per giovedì è fissato un incontro tra governo, sindacati ed enti locali a Palazzo Chigi.

"Quello di giovedì non sarà un incontro interlocutorio. Contiamo di uscire con un provvedimento, lavoriamo a un decreto per l'applicazione dell'Aia". Così il ministro dell'Ambiente Clini sull'Ilva. "Stiamo lavorando con Monti e i ministri ad una soluzione per l'applicazione dell'Aia, unica strada per il risanamento". Clini ha aggiunto che "le normative nazionali ed europee stabiliscono che per l'esercizio di questo tipo di impianti è necessaria l'Aia che è l'unico documento legale che ne regola l'attività. Il problema, oggi, é creare le condizioni di agibilità per cui l'azienda possa rispettarla rigorosamente". "Io e il Governo andiamo avanti - ha aggiunto - per impedire che si crei situazione per cui non si rispetti la legge e per coniugare lavoro e salute".

Stamani alcune centinaia di operai dell' area dello stabilimento tarantino dell'Ilva hanno tentato di accedere al loro posto di lavoro, nonostante l'annuncio della fermata dell'area a freddo, ma non è stato loro possibile, giacché i badge per gli ingressi sono disattivati sin da ieri sera.
OPERAI CONTESTANO SINDACATI: "CI AVETE SVENDUTO PER UN PANINO E UNA BOTTIGLIA D'ACQUA" - I rappresentanti sindacali di Fim Cisl, Uilm e Fiom dell'Ilva sono stati contestati da un gruppo di operai al termine dell'incontro avuto con i rappresentanti dell'azienda. "Ti ha dato il panino il padrone - hanno urlato un gruppetto di lavoratori appena i rappresentanti sindacali sono scesi nel cortile della direzione per riferire ai circa mille operai presenti i risultati dell'incontro - ci avete svenduto per un panino e una bottiglia d'acqua". "Una decisione giusta per noi - hanno proseguito i contestatori urlando "venduti" e chiedendo le dimissioni - non l'avete presa. Avete lavorato solo per l'azienda e noi qui a farci il culo". I rappresentanti dei sindacati sono poi riusciti a spiegare l'esito dell'incontro in un'assemblea all'aperto caratterizzata da una tensione costante.
CANCELLIERI, RISCHIO PROBLEMI ORDINE PUBBLICO - Il ministro degli interni Anna Maria Cancellieri ritiene che ci sia "un rischio notevole" di problemi per l'ordine pubblico in seguito alla chiusura dell'impianto a freddo da parte dell'Ilva e la messa in libertà di 5000 lavoratori. "Il rischio c'é - ha detto a margine di un convegno - ed è anche notevole". "La situazione è molto preoccupante - ha detto Cancellieri - perché i posti di lavoro messi in discussione sono tantissimi, non sono solo quelli di Taranto ma riguarda anche l'indotto". Cancellieri ha sottolineato, a proposito dell'incontro di giovedì annunciato dal governo, che la "competenza è dei colleghi. Ho fiducia - ha detto - e spero che vada tutto bene. Teniamo i nervi saldi".
'C'é un clima molto delicato. Speriamo che la situazione si evolva in senso positivo. C'é motivo di ampia preoccupazione": così il ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri ha risposto a chi gli chiedeva se il governo è preoccupato per la situazione che si è creata a Taranto dopo la decisione dell'Ilva di chiudere l'impianto a freddo e di mettere in libertà cinquemila lavoratori.
ASSENNATO, MAI SUBITO PRESSIONI DA VENDOLA - "Non ho mai subito alcuna pressione da parte di Nichi Vendola o di uomini del suo staff". Lo dice in un'intervista esclusiva a VanityFair.it. Giorgio Assennato, direttore dell'Arpa Puglia, in relazione ad quanto emerso dagli atti giudiziari in base ai quali ieri sono state arrestate sette persone nelle inchieste Ilva. Nell'ordinanza di circa 500 pagine del gip Patrizia Todisco si rivolge un'accusa pesantissima al presidente della Regione Puglia, che non è indagato, chiamando in causa anche funzionari e assessori, come l'ex capo di gabinetto di Vendola, avv.Francesco Manna, e l'assessore e compagno di partito del presidente, Nicola Fratoianni, incaricati di "frantumare" Assennato. Obiettivo del'azienda è mandare via il direttore generale dell'Arpa, Giorgio Assennato, colpevole di aver prodotto una relazione nel giugno 2010 in cui si affermava la necessità di ridurre la produzione dello stabilimento di Taranto per ridurre le emissioni inquinanti. Vendola ieri sera, in un'intervista esclusiva all'emittente pugliese Telenorba, ha detto di non aver mai fatto pressioni sul direttore dell'Arpa Puglia e chiamando in causa lo stesso Assennato. "Assennato può raccontare - ha detto Vendola - se ha mai subito o pressioni o tirate d'orecchie da parte mia". Assennato ieri non ha replicato e per oggi ha convocato una conferenza stampa. "Non ho mai ricevuto pressioni dalla Regione", risponde intanto sul sito di Vanity Fair. "Abbiamo soltanto avuto alcune discussioni, peraltro fisiologiche in un rapporto tra un organo tecnico come il nostro e una struttura politica". Avete mai ingaggiato duri confronti con la Regione? "Soltanto uno - risponde Assennato - sull'uso del fotovoltaico in ambito rurale. E la spuntammo". E in merito alla vicenda Ilva? "Non abbiamo mai avuto conflitti. La Regione ha tenuto sempre conto del nostro lavoro tecnico nella formulazione di tutte le sue leggi sulle emissioni di diossina, di benzoapirene e sulla valutazione del danno sanitario. Leggi molto innovative, non certo tenere con l'Ilva".
VENDOLA FA APPELLO A GOVERNO, VALUTARE DANNO SANITARIO - "Rivolgo un appello al governo nazionale". Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, parlando oggi a Bari con i giornalisti della situazione Ilva. "Piuttosto che agire una contesa brutale con la magistratura, è molto importante invece provare ad operare in positivo su quel tema che noi abbiamo recepito in una legge, la valutazione del danno sanitario".
NAPOLITANO, SITUAZIONE COMPLICATA- "La situazione è troppo complicata per mandare messaggi". Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, risponde ai cronisti che, a margine dell'inaugurazione di Villa Altieri, gli chiedono un commento sul caso Ilva. Il Capo dello Stato accompagna le parole con un eloquente gesto della mano per sottolineare la delicatezza del momento.
SEVERINO, IMPORTANTE ADEGUAMENTO AMBIENTALE - "Quello dell'Ilva è un caso estremamente difficile e complesso, bisogna coniugare diritto al lavoro e diritto alla salute" ma in Italia "l'adeguamento alle normative ambientali è assolutamente da fare". Lo ha detto il ministro della Giustizia Paola Severino a margine di un convegno.

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