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mercoledì 28 novembre 2012

TROMBA D'ARIA E FULMINE SULL'ILVA, 20 FERITI E UN DISPERSO

Una tromba d'aria e un fulmine si sono abbattuti questa mattina sull'Ilva di Taranto, provocando crolli e una ventina di feriti. Il fulmine ha colpito il camino delle batterie 1 e 2 e sono caduti diversi quintali di cemento. Sono 20 i feriti lievi portati nell'infermeria dell'Ilva, due persone sono state condotte in ospedale dal molo. L'Ilva sottolinea che "non c'è stato alcun incendio". "Le fiamme visibili dall'esterno sono relative agli sfoghi di sicurezza provocati dalle candele di sicurezza degli impianti".
Un operaio risulta disperso dopo la tromba d'aria. L'uomo era al lavoro nella cabina di una gru finita in mare dopo la tromba d'aria. Nella zona sono al lavoro i sommozzatori.
Tutte le emissioni dell'azienda - viene reso noto in un comunicato - sono sotto controllo. Il fulmine caduto su una delle ciminiere ha toccato due tralicci dell'alta tensione. Attualmente è bloccata la linea ferroviaria Bari-Taranto e i passeggeri di un treno sono in attesa di trasbordo su autobus per raggiungere Taranto. I feriti provocati dalla tromba d'aria sarebbero una ventina. La tromba d'aria che si è abbattuta sull'Ilva ha provocato il crollo di un capannone all'imbarco prodotti e della torre faro, è crollato anche il camino delle batterie uno e tre. Lo rende noto l'Ilva in una nota nella quale afferma che "al momento non si hanno notizie di infortuni" e che "non c'é evacuazione".
ALTA TENSIONE ANCHE A GENOVA E NOVI LIGURE - Hanno dormito sui tavoli della mensa per qualche ora, dopo aver cenato con quello che le famiglie sono riuscite a far arrivare in azienda. E' trascorsa tra parole e sonno la prima notte degli operai nello stabilimento Ilva di Genova occupato da ieri con un'assemblea permanente. In tutto, sono rimasti a dormire in azienda 200 lavoratori. "Il morale è alto - ha detto un delegato Fiom - siamo determinati a lottare. Sentiamo tutto il peso shoccante dell'annunciata chiusura". Assemblee per ogni turno di lavoro all'Ilva di Novi Ligure. I suoi 800 dipendenti, che lavorano a freddo il materiale proveniente dallo stabilimento pugliese del gruppo, guardano con il fiato sospeso alle sorti dei colleghi di Taranto e si preparano, con due pullman, a partecipare alla manifestazione in programma domani a Roma in concomitanza con l'incontro sindacati-governo. "C'é grande tensione, anche per quello che è accaduto stamattina a causa del maltempo", commenta Moreno Vacchina, Rsu Cisl. "Con l'annunciato decreto del ministro Clini - aggiunge - si apre uno spiraglio, ma la strada è ancora lunga".
CLINI: IRRESPONSABILE LASCIARE SENZA REDDITO 20.000 FAMIGLIE "La chiusura dell'Ilva di Taranto ha effetti sociali enormi: è da irresponsabili, in questo momento, lasciare senza reddito 20.000 famiglie, per la maggior parte nel sud d'Italia". Così il ministro Corrado Clini in Aula a Montecitorio nell'informativa del governo sulla questione Ilva.
CARD. BAGNASCO, INTERVENIRE VELOCEMENTE - "Bisogna che si intervenga velocemente e in modo equo affinché con il tempo e le risorse necessarie si possa risanare quello che è necessario per la salute di tutti e nello stesso tempo mantenere il lavoro per migliaia di famiglie". Lo ha detto l'arcivescovo di Genova e presidente della Cei, Angelo Bagnasco, parlando del caso Ilva.
GOVERNO AL LAVORO, SI PENSA A DECRETO - Governo al lavoro per riportare l'Ilva alla produzione e garantire l'occupazione e il risanamento ambientale. La strada dovrebbe essere quella di un decreto legge da esaminare nel Consiglio dei ministri di venerdì. Su questa soluzione avrebbero ragionato ieri pomeriggio il premier Mario Monti e il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un incontro al Quirinale.

Il provvedimento al quale si sta lavorando "dovrebbe consentire all'Ilva di mettere in pratica le indicazioni dell'Autorizzazione integrata ambientale (Aia) superando il blocco che si è venuto a creare dopo il sequestro degli impianti dell'area a freddo di due giorni fa", ha detto a Unomattina il ministro dell'Ambiente Corrado Clini. "Le misure indicate dall'Aia consentono di assicurare continuità produttiva e di diminuire in maniera drastica i rischi per la salute e per l'ambiente".
Secondo Clini, "la strada maestra è rendere possibile interventi che l'Ilva deve effettuare per rispettare le prescrizioni dell'Aia del 26 ottobre scorso. Che fanno riferimento alle migliori tecnologie oggi disponibili, indicate dall'Ue. Tali tecnologie dovrebbero essere impiegate a partire dal 2016 ma nell'Aia si dice che devono partire subito, anticipando di 4 anni il termine, al fine di garantire la protezione dell'ambiente e della salute".
"Se l'Ilva di Taranto viene chiusa, quello stabilimento viene abbandonato: i vantaggi per l'ambiente sono zero mentre i rischi per la salute sono altissimi", ha affermato Clini aggiungendo: "come indica chiaramente l'Unione europea la strategia di risanamento ambientale degli impianti industriali avviene attraverso il loro risanamento non la chiusura".
"Non ho mai attaccato i magistrati e dal marzo 2012 quando ho riaperto la procedura per l'Aia ho sempre richiamato il rispetto della legge che prevede che sia il ministro dell'Ambiente a stabilire le modalità con le quali un impianto industriale debba essere esercito in modo tale da salvaguardare la salute e l'ambiente".
"Con quella operazione la magistratura di fatto ha creato le condizioni per la chiusura degli impianti, ovvero le condizioni per rendere impossibile l'attuazione del Piano di risanamento del governo", ha detto Clini a 'La Telefonata' in onda su Canale 5. "Non c'è bisogno" di un commissario di governo, ha aggiunto. "Vogliamo riportare la gestione di tutto quello che riguarda l'Ilva nella legge - spiega Clini - Il governo vuole l'applicazione della legge, altrimenti sarebbe un'emergenza seria da un punto di vista istituzionale che non riguarda solo l'Ilva".

"In maniera molto trasparente e pubblica - ha detto Clini, - anche alla presenza del procuratore capo di Taranto, recentemente ho sottolineato che non c'é bisogno di supplenza da parte della magistratura quando le amministrazioni fanno il loro dovere". Il ministro Clini ha poi sottolineato che, al contrario di quanto riportato da un quotidiano oggi, quando era direttore generale del ministero dell'Ambiente non ha firmato la precedente Aia. "L'autorizzazione integrata ambientale precedente fu rilasciata il 4 agosto 2011 dall'allora ministro Stefania Prestigiacomo e fu preparata dal direttore generale competente che non ero io. Queste affermazioni sono false, così come quella fatta circolare appena si aprì la vertenza quest'estate secondo la quale un dirigente dell'Ilva avrebbe detto al telefono che io ero un uomo dell'Ilva. Sono provocazioni disperate che cercano di impedirmi di lavorare, ma se lo possono scordare".

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