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lunedì 12 novembre 2012

PETRAEUS E' DEVASTATO. LA MOGLIE E' FURIOSA

Il ministro della Giustizia Eric Holder è stato informato della relazione extraconiugale del direttore della Cia David Petraeus con la sua biografa Paula Broadwell e della conseguente indagine dell'Fbi sin dalla tarda estate. Lo affermano non meglio precisati funzionari Usa citati dal Wall Street Journal. GENERALE DEVASTATO, MOGLIE FURIOSA - Il generale David Petraeus è "devastato": e sua moglie è "furiosa": a rivelarlo è il suo ex portavoce Steve Boylan davanti alle telecamere di Nbc 'Today'. L'ex colonnello dell'esercito ha spiegato che Petraeus è consapevole di "aver ferito la sua famiglia, e di aver perso uno dei migliori posti di lavoro che abbia mai avuto". "Ci vorrà molto tempo per riuscire a sistemare le cose dopo l'ammissione della relazione con Paula Broadwell", la sua biografa ufficiale, ha aggiunto invece Boylan parlando ai microfoni della rete televisiva Abc, precisando che Holly, moglie del generale da 38 anni, è fuori di sè. "Holly non è esattamente felice in questo momento - ha continuato - dire che è furiosa è un eufemismo". Secondo l'amico ed ex braccio destro di Petraeus, la relazione tra l'ex direttore della Cia e la Broadwell è iniziata circa due mesi dopo che Petraeus ha assunto il comando dell'agenzia di intelligence americana, ed è terminata quattro mesi fa. SOSPETTI SU PAULA, AVEVA DETTAGLI ATTACCO LIBIA - Crescono i sospetti sul fatto che Paula Broadwell, biografa ed amante dell'ex capo della Cia, sia stata a conoscenza di informazioni segrete, anche sulle indagini relative all'attacco al consolato americano di Bengasi dello scorso 11 settembre. In un video del 26 ottobre scorso - postato su Youtube - la donna intervenendo all'università di Denver, in Colorado, afferma di sapere il motivo dell'attacco al consolato: "Non so se molti di voi lo sanno, ma nella dependance della Cia erano detenuti alcuni membri della milizia libica - afferma - e loro pensano che l'attacco al consolato sia stato il tentativo di liberare questi prigionieri". Secca la replica della Cia, che ha bollato come non vere tali affermazioni, spiegando come dal 2009 l'agenzia non ha più l'autorità di trattenere prigionieri. SVELATA TERZA DONNA, VUOLE PRIVACY - E' Jill Kelley, 37 anni, la 'terza donna' del Petraeus-gate, la bufera spionistico-sentimentale che sta sconvolgendo le istituzioni a Washington e gettando ombre anche sulla Casa Bianca. Dopo aver rapidamente individuato l'identità dell'amante clandestina che ha portato alle dimissioni del capo della Cia, Paula Broadwell, la stampa Usa è andata a caccia del nome di colei che rivolgendosi all'Fbi ha innescato il terremoto, e l'ha infine trovata. E lei già chiede "il rispetto della privacy". Si tratta di una funzionaria volontaria di collegamento civile alla base di alla base aerea MacDill di Tampa, dove ha sede il Central Command and Special Operations Command, di cui Petraeus è stato a capo dal 2008 fino al 2010, ha reso noto la Ap, che per prima ha rivelato il nome della 'donna del mistero'. In un primo momento si era detto che era una ufficiale di collegamento tra il Dipartimento di Stato e il Joint Special Operation Command (Jsco), ma in realtà lei non ha mai avuto alcun incarico ufficiale. La coalizione di Paesi rappresentati al Jsco le ha tuttavia dato un certificato di apprezzamento in cui veniva definita "ambasciatore onorario" della coalizione, e da questo forse è nato l'equivoco. In ogni caso, lei non ha rilasciato commenti. Ha solo diffuso un comunicato con il marito per affermare: "Noi e la nostra famiglia siamo amici del generale Petraeus e della sua famiglia da oltre cinque anni. Noi rispettiamo la sua privacy e quella della sua famiglia e vogliamo lo stesso per noi e per i nostri tre figli". Intanto, la moglie di Petraeus continua a rimanere in silenzio e anche la stessa Paula Broadwell è nel frattempo scomparsa, assieme al marito e ai loro due figli. In questi giorni doveva festeggiare con un party a Washington il suo quarantesimo compleanno ma, riferisce Politico.com, suo marito ha inviato e-mail a tutti gli invitati per cancellare l'evento. Frattanto, nei palazzi del potere a Washington gli interrogativi si fanno sempre più pressanti e hanno nel mirino Casa Bianca, Cia e Fbi, che ha scoperto il 'love affair proibito'. A partire dai tempi in cui la vicenda è venuta alla luce. Perché se lo scandalo fosse scoppiato solo una decina di giorni prima, affermano in molti, avrebbe potuto influenzare sensibilmente il risultato delle elezioni. E allora, visto che l'indagine - così delicata da far temere almeno all'inizio problemi per la sicurezza nazionale - andava avanti da varie settimane, chi ha deciso di aspettare fino a venerdì? Secondo le informazioni emerse finora, James Clapper, lo zar della National Intelligence, è stato informato solo martedì scorso, mentre l'America era al voto. Il presidente Obama solo due giorni dopo. E le commissioni del Congresso che si occupano di intelligence lo hanno appreso solo venerdì dalla stampa, e non hanno gradito. Non è chiaro neanche quando ne siano venuti a conoscenza il ministro della Giustizia Eric Holder e il capo stesso dell'Fbi Robert Mueller. Il vice di Muller, Sean Joyce, assieme al numero due della Cia Michael Morell, che ora ha assunto ad interim la guida della Agenzia, dovranno rispondere a domande di questo tipo mercoledì davanti alla commissione intelligence della Camera, secondo quanto hanno riferito fonti del Congresso. Morell a sua volta giovedì dovrà inoltre testimoniare ad un'altra commissione del Congresso, sull'assalto al consolato Usa a Bengasi in cui l'11 settembre sono morti quattro americani, tra cui l'ambasciatore Chris Stevens. L'audizione era in programma con Petraeus, che a causa delle dimissioni, eviterà - almeno per il momento - di rispondere a domande su una vicenda per cui la Cia e la Casa Bianca sono state a lungo sulla graticola elettorale. Ma ora è il Petraeus-gate a mettere l'amministrazione Obama nella bufera, e c'é chi lo accosta allo scandalo Watergate in cui a provocare le dimissioni del presidente Richard Nixon non fu la vicenda in sé, ma il tentativo di coprirla che la seguì. Tra loro c'é l'ex sindaco di New York Rudy Giuliani, che sottolineando proprio il forfait di Petraeus davanti alla commissione per i fatti di Bengasi afferma che comunque prima o poi la verità verrà alla luce. "E' inevitabile. E' come il Watergate, verrà tutto fuori. Potranno volerci un mese o cinque, ma tutto verrà fuori e ogni singola notizia insabbiata renderà il tutto ancora peggiore".

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