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lunedì 29 aprile 2013

Carabiniere ferito, prognosi resta riservata. La figlia di Giangrande: "Ora rivedrò la mia vita"

La figlia, Martina, 23 anni, dall'ospedale romano Policlinico Umberto I, sulla prognosi del padre non si è sbilanciata. Resta riservata. La prognosi di Giuseppe Giangrande, il più grave dei due militari rimasti feriti ieri davanti a Palazzo Chigi mentre il governo Letta prestava giuramento, resta riservata.

Oggi ha cercato di parlarle: "L'ha vista, l'ha riconosciuta. Ha mosso le palpebre. Ha cercato di parlare, ha tentato di rassicurarla come a dire 'vai a casa non è accaduto nulla", ha raccontato il fratello Pietro. Invece è accaduto. E Martina l'ha spiegato in poche parole, timida, forte, di fronte ai giornalisti. "Sono fiera e orgogliosa di mio padre. E sono colpita dalla sensibilità dei presidenti di Camera e Senato Boldrini e Grasso. Dopo la morte di mia madre tre mesi fa siamo rimasti solo io e lui, ci ritenevamo un esercito sgangherato già prima. Ora siamo un mezzo esercito e ancora più sgangherato", ha detto. 

Uno sparo ha cancellato il suo futuro. "I progetti che avevo fatto, tutto quello che avevo pensato, ora è da rivedere", ha continuato la ragazza. "Ora dovrò rimodulare la mia vita, come ho già fatto, ho lasciato il lavoro. Mi dedicherò a questa famiglia. Com'è giusto, come dev'essere". Il suo discorso è stato corto, fatto per ringraziare i medici, le istituzioni, e l'Arma. Ma il perdono non è un pensiero. "Non credo, non so, non penso e oggi, comunque sia non mi interessa", ha detto. "Oggi penso solo a mio padre e a me perché siamo due. Spero che questo incidente possa almeno far riflettere tutti, e far sì che qualcosa possa migliorare". 

Durante tutta la notte il brigadiere dei carabinieri è rimasto intubato e alimentato meccanicamente. I dottori hanno aggiunto che le sue condizioni neurologiche rimangono stabili e che nelle prossime ore si vedrà come proseguire nel trattamento. C'è però un moderato ottimismo: "Il paziente in qualche modo interagisce. Le indicazioni sono per una reazione", ha spiegato il direttore sanitario dell'Umberto I Amalia Allocca.

Non ci sono grosse novità, in sostanza. La situazione è stabile, i parametri vitali sono stabili. "La mobilità ancora non può essere monitorata", hanno detto i medici aggiungendo che
 Giangrande ha subito un danno al midollo, colpito al collo da uno dei proiettili esplosi da Luigi Preiti, rischia la paralisi.  

Giangrande è stato comunque vigile prima di essere sedato nuovamente nel pomeriggio e "lascia intendere di capire quello che gli viene chiesto", ha detto il direttore del reparto di Neurochirurgia del Policlinico Umberto I, Antonio Santoro. "Valuteremo poi se le condizioni respiratorie siano ottimali per togliere l'intubazione o praticare una tracheotomia", ha aggiunto. 

Originario di Monreale (Palermo), Giangrande è da tempo a Firenze. E' vedovo da tre mesi, ha un fratello poliziotto a Milano e un altro che gestisce un bar a Monreale: entrambi sono arrivati a Roma. 

Su Facebook più di 500 persone hanno già condiviso sui loro profili l'ultima foto postata sul social network da Giuseppe Giangrande - una carrozza con cavallo ferma in una piazza - pochi minuti prima di essere colpito dallo sparo, con un commento: "Buona domenica a tutti. Oggi grande giornata di sole".

Molti i commenti di solidarietà e incoraggiamento scritti sui profili delle persone che hanno condiviso lo scatto: "Questo è l'ultimo messaggio da Giuseppe Giangrande prima di essere ferito. Coraggio e forza Giuseppe, siamo con te anche senza conoscerci".

I fratelli di Giangrande: "Non perdoniamo". "E' un gesto che non si può perdonare", ha detto il fratello Ciro. "Non si può perdonare uno che fa male a un'altra persona che è in giro a guadagnarsi il pane, anche se è disperato", ha aggiunto. "Anche se uno perde il lavoro ed è disperato non si giustifica", ha aggiunto l'altro fratello, Pietro, "non si può, allora ognuno potrebbe farsi giustizia da solo su uno che non c'entra nulla. Non ci può essere un responsabile...Come si può avere un pensiero positivo o negativo nei confronti di uno che esce di casa e colpire una persona qualsiasi che gli passa per la testa. Non oso condannarlo nè perdonarlo".

Al Policlinico sono andati il neo presidente del Consiglio Enrico Letta - che ha espresso "vicinanza" alla famiglia e all'Arma -, il presidente della Camera Laura Boldrini, il ministro della Difesa Mauro, il sindaco di Roma Gianni Alemanno e il comandante dei carabinieri Leonardo Gallitelli. "La situazione di questa famiglia mi ha molto colpito e commosso", ha detto Boldrini, promettendo che le istituzioni non la abbandoneranno. Anche Roberta Lombardi, capogruppo alla Camera del Movimento 5 Stelle, è andata a trovarlo in ospedale per portargli la solidarietà del movimento. 

"Politica resti fuori". Il fratello di Giangrande, Pietro, chiede però che la politica resti fuori dal loro dramma. La capogruppo alla Camera del M5s Roberta Lombardi "ha detto che ci è vicina, è vicina al nostro dolore, ma la politica va lasciata fuori dal nostro dolore. E' successo, ed è successo a noi", ha detto. 

Decisamente meno gravi le condizioni dell'altro carabiniere ferito. Francesco Negri, 30 anni, se l'è cavata con una tibia fratturata da uno dei proiettili sparati da Luigi Preiti: dal letto dell'ospedale San Giovanni chiede in continuazione del collega. Dovrà essere rioperato alla gamba per ricomporre la frattura. L'operazione di ieri, a quanto si apprende, è servita per disinfettare la ferita. 

"Impossibile accorgersi dell'attentatore fra la folla".
 A SkyTg24 Negri ha chiarito la dinamica degli eventi: "L'attentatore sembra che prima abbia colpito Giangrande e poi abbia rivolto l'arma verso di me e gli altri colleghi. Posso ritenermi fortunato rispetto a lui, anche se la guarigione sarà lunga", ha detto. Confermando che i carabinieri non hanno risposto al fuoco: "Abbiamo fatto in modo di non usare le armi, date le circostanze. Anche se l'avevamo appena chiusa, in piazza Montecitorio c'erano tanti turisti e passanti, rispondere al fuoco sarebbe stato molto pericoloso". Difficile, ha detto ancora, accorgersi dell'attentatore tra la gente: "Noi non ce ne siamo accorti finchè non siamo stati raggiunti dai proiettili", ha detto.

Nato a Torre Annunziata (Napoli), dove vivono i genitori, è stato operato per ridurre la frattura e nei prossimi giorni subirà forse altri interventi. Con lui c'è la fidanzata Veronica, accompagnata dalla madre, e il fratello.

"E' in ottime condizioni, ma continua a chiedere del collega", racconta il direttore sanitario del San Giovanni Gerardo Corea. "Gli abbiamo detto solo che ci sono altri medici che si occupano di lui". Al sindaco Alemanno Negri ha raccontato di quell'attentatore "sbucato fuori all'improvviso", che sono riusciti a immobilizzare, ma a caro prezzo dopo che aveva sparato. A tutti ha detto di voler al più presto tornare in servizio. 

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