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martedì 27 marzo 2012

FIGLIO ARRESTATO MADRE MUORE IN CASERMA

"Se le avessero dato le informazioni che voleva forse adesso non staremmo qui a piangere per questa tragedia". Maurizio Nicotra, 37 anni, fratello di due degli arrestati, è stato testimone della morte di Concetta Pasticciotto davanti la caserma dei Carabinieri di Calatabiano, mentre aspettava notizie del figlio. "Mi è morta tra le braccia - dice all'ANSA - dopo oltre 5 ore di attesa fuori. All'improvviso ha sentito caldo ed è svenuta. E' morta poco dopo, e qualcuno deve pagare per questo".
Si chiamava Concetta Pasticciotto ed era vedova la donna di 57 anni morta nel cortile esterno della caserma dei Carabinieri di Calatabiano dove si era recata dopo avere appreso dell'arresto per furto del figlio ventenne incensurato, Sebastiano Nucifora. Colta da malore sarebbe stata soccorsa da alcuni familiari delle altre due persone bloccate alcune ore prima da militari dell'Arma, i fratelli Giuseppe Nicotra e Sebastiano Nicotra, di 32 e 34 anni, che erano in attesa di notizie dei loro congiunti. La donna al suo arrivo in caserma, per avere notizie del figlio che non aveva avuto 'problemi' con la giustizia, si sarebbe quasi subito accasciata all'ingresso. Sono intervenuti carabinieri della stazione di Calatabiano e del nucleo radiomobile della compagnia di Giarre e personale medico del 118 arrivato in caserma dagli ospedali di Giarre e Taormina, ma i medici non hanno potuto che constatare il decesso della signora per "probabile arresto cardiocircolatorio". Nucifora e i fratelli Nicotra erano stati bloccati da militari dell'Arma, durante un controllo, in via Alcantara, a Calatabiano, mentre a bordo di una motoape 50 trasportavano attrezzi rubati in un'azienda agricola di Francavilla di Sicilia, nel Messinese: due motozappe, un tagliaerba e una pompa idraulica. I tre sono stati arrestati e condotti nella caserma dei Carabinieri, e gli investigatori, come prassi, hanno avvisato i loro familiari per informarli dell'accaduto. La signora non avrebbe retto all'emozione e sarebbe stata colta da un probabile infarto al miocardio. La Procura della Repubblica di Catania sulla vicenda ha deciso di non aprire un'inchiesta e disposto la restituzione della salma ai familiari. Ai tre indagati sono stati concessi gli arresti domiciliari.

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