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sabato 10 marzo 2012

GIAPPONE UN'ANNO FA TSUNAMI E CATASTROFE NUCLEARE

11 marzo 2011. La terra trema e il mare si solleva. Il Giappone precipita nella tragedia. A un anno dal terremoto e dallo tsunami che hanno ucciso 20mila persone, distrutto la centrale atomica di Fukushima e messo in ginocchio il sistema energetico, il Paese nipponico prova a rialzarsi.
 L'Ansa pochi giorni fa e' stata la prima testata italiana a visitare il sito di Fukushima .Il 'mostro' fa meno paura. Almeno all'apparenza. ''La situazione e' molto diversa rispetto a un anno fa, ora e' piuttosto stabile'', cerca di rassicurare Takeshi Takahashi, il manager della Tepco a capo della disastrata centrale. Ma i segni della forza distruttrice dello tsunami sono visibili ovunque (lamiere, detriti e auto accartocciate) e la strada da fare e' ancora tanta.
SAVE CHILDREN, 25MILA BAMBINI ANCORA IN DIFFICOLTA' - "La catastrofe che si è abbattuta sul Giappone l'anno scorso ha messo i più piccoli e le loro famiglie in una condizione estremamente difficile. In tutto il Giappone sono 25 mila i bambini che hanno dovuto abbandonare la propria casa, adattarsi ad una nuova città, uno spazio domestico non familiare, una nuova scuola e nuovi amici, vivendo disagi che per molti si sommavano alla perdita di persone care". Lo rende noto Save the Children. La sfida della ricostruzione, informa l'organizzazione, "é enorme, soprattutto nella regione colpita dal disastro nucleare, dove sono al collasso i settori agricolo e ittico, che costituiscono i due principali comparti economici del Paese. Le infrastrutture necessitano interventi a lungo termine, e oltre 300 mila persone vivono ancora nei rifugi temporanei, o dipendono dai sussidi governativi per potersi permettere una casa". La maggior parte dei genitori incontrati da Save the Children, viene ricordato, hanno sperimentato come migliaia di persone un improvviso stato di precarietà, la necessità di doversi reinventare un lavoro magari in una nuova città. Oltre 7 mila scuole e asili nido sono andati distrutti, comportando un terribile vuoto nella formazione dei bambini. "Questi bambini - afferma Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia - hanno raccontato ai nostri operatori di aver perso case, amici, luoghi, affetti, e di provare uno stato d'ansia per il timore che un altro disastro nucleare possa nuovamente sconvolgere una quotidianità che stenta a riprendere. L'impossibilità di giocare all'aria aperta, tornare fra i banchi di scuola o al mare, un elemento tanto familiare quanto vitale per il popolo giapponese, ha fatto maturare nei bambini un forte senso di frustrazione e di alterazione della realtà, frutto dei numerosi impedimenti cui sono costretti". Save the Children ha dunque deciso di dar voce ai bambini del doppio disastro attraverso una lunga indagine che ha coinvolto anche le loro famiglie. A tal fine, una delegazione ristretta e rappresentativa delle migliaia di minori incontrati dall'Organizzazione negli ultimi 12 mesi ha portato al governo giapponese una proposta di ricostruzione del Paese 'a misura di bambino', presentata al Ministro per la Ricostruzione

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