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lunedì 13 agosto 2012

BOLT, PHELPS,VEZZALI: QUANTI EROI A 5 CERCHI

Bolt e Phelps, ma anche Boris Jhonson e Chris Hoy. Giochi da protagonisti assoluti, vincenti sul campo o anche fuori, idoli locali o simboli mondiali dello sport. Londra saluta le Olimpiadi e lascia in eredità all'immaginario collettivo una galleria di eroi. Usain Bolt e Michael Phelps. Come già a Pechino 2008 sono stati loro i protagonisti sportivi di questa Olimpiade. Sono passati quattro anni, ma il tempo non ha cancellato il loro talento nella corsa veloce ed in piscina, e Londra li consacra come miti 'scolpiti' nel ricordo dei Giochi che la capitale britannica ha ospitato per la terza volta. Anche questo è un record, e ha il volto dell'onnipresente sindaco londinese Boris Johnson, capace di sconfiggere ogni scetticismo. Come ha fatto in pista il fenomenale giamaicano, il primo a fare la tripletta 100-200-4X100 in due edizioni consecutive. Un'impresa sportiva anche quella di Phelps, il più medagliato di sempre: ha raggiunto l'incredibile numero di 22, di cui 18 d'oro. Un primato che sembra destinato a resistere a lungo, visto che nel nuoto ha ritmi sempre più veloci il ricambio generazionale dei campioni. Limitando il discorso a Londra 2012, Phelps è andato sul podio per 6 volte in 7 prove, e 3 sono stati gli ori. E proprio 3 ori, più un record del mondo in staffetta, sono stati il bottino di Bolt, ormai una leggenda dell'atletica. Anche il presidente del Cio alla fine si è dovuto arrendere, e ammetterlo, dopo averlo collocato dopo Lewis. Bolt ha risposto che a Rio ci sarà, e se avrà ancora voglia di stupire cambierà anche specialità (i 400 o il lungo), altrimenti concederà un ultimo sprint. Basta che conservi, oltre al talento puro, la simpatia che lo ha reso eroe planetario e la capacità di farsi trovare pronto al momento giusto. Restando all'atletica, ha fatto la storia di Londra 2012 la splendida corsa negli 800 del fenomeno Masai David Rudisha, che aveva promesso a Sebastian Coe, suo mentore e capo-organizzatore dell'Olimpiade, vittoria e primato del mondo. Ha mantenuto la parola dando vita alla più bella gara di sempre nel doppio giro di pista. Rimarrà impressa anche l'immagine del secondo arrivato, perché la felicità del 18enne del Botswana Nijel Amos è stata talmente tanta che alla fine ha collassato ed è stato portato via in barella. Il pubblico di casa è impazzito per le imprese della regina dell'eptathlon Jessica Ennis e di Mo Farah, capace di vincere 5000 e 10.000 a spese dei fenomeni del Kenya e dell'Etiopia. La sua capacità di corsa e di sprintare nel finale ha fatto la differenza. Applausi da record anche per Oscar Pistorius, campione paralimpico che ha vinto comunque. La staffetta del Sudafrica non è andata sul podio della 4X400, come ai Mondiali di Daegu, ma Pistorius è stato da Oscar regalando una speranza a tanti come lui ed infrangendo barriere che sembravano insormontabili. Gloria anche al Dream Team, ma quello del fioretto azzurro. Valentina Vezzali che urla per la sua quinta Olimpiade d'oro rimane nella memoria, ma stavolta è solo un pezzo di storia: la campionessa di Jesi ha fatto da coprotagonista nella gara individuale (oro con Di Francisca, argento con Errigo, bronzo per lei) e ha partecipato all'oro a squadra, poi bissata anche dagli uomini. E che dire di Brad Wiggins e Chris Hoy, signori della bicicletta su strada e pista? Il primo, reduce dal trionfo nel Tour, ha vinto il suo quarto oro olimpico e il primo su strada (nella cronometro) dopo i tre nei velodromi di Atlanta e Pechino; il secondo si è imposto a Londra nel keirin e nella velocità a squadre portando a 6 il totale dei suoi titoli olimpici. Essendo già in possesso del titolo di Sir, viene da chiedersi di cos'altro potranno insignirlo. Leggenda è diventato anche il velista Ben Ainslie, il primo nel suo sport a vincere medaglie (4 ori e 1 bronzo) in cinque diverse edizioni delle Olimpiadi. E' anche Commodoro dell'Impero britannico. Doppietta olimpica, e quattro ori in totale contando quelli delle precedenti edizioni, per Serena Williams che è piaciuta non solo per ciò che ha fatto in campo (compreso il doppio con la sorella Venus) ma anche per l'atteggiamento con cui ha affrontato l'Olimpiade: voleva assolutamente vincere, un po' come Roger Federer, che però ha dovuto inchinarsi alla voglia di riscatto a Wimbledon di Andy Murray. Anche lui, lo scozzese che non canterà mai 'God save the Queen', è un simbolo della riscoperta dell'orgoglio britannico e del miglior 'Team GB' di sempre. In Casa Italia è momenti di gloria per Jessica Rossi, 99 colpi su 100, o Carlo Molfetta, calci d'oro nel taekwondo. Rispettivamente 20 e 28 anni, assicurano che a Rio ci saranno. Appuntamento a Copacabana.

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